A chi non è mai capitato di fare qualche gesto scaramantico, di essere superstizioso o affidarsi a Dio? Agire in un certo modo per propiziarsi il fato nel periodo della Giostra è uno degli sport preferiti di quel complesso essere che è il quartierista, qualunque ruolo egli rivesta nel suo quartiere.
Gianni Cantaloni si potrebbe definire più un devoto che uno scaramantico; quando nella 106esima edizione del 7 settembre 2003 Enrico Giusti gli fece venire un malore per la gioia di aver colpito il V che portò la vittoria, una santino della Madonna del Conforto volò fuori dal suo elmo da capitano. Racconta lo stesso Gianni che l’immagine sacra sia sempre stata messa li, ad ogni Giostra, ben incastrata tra le stelline che tengono ferma la fodera dell’elmo. Tale santino inoltre ha viaggiato avanti e indietro per anni, dall’elmo di Cantaloni a quello del capitano di una manifestazione storica di un altra città di cui non rivela però il nome. Ci tiene inoltre a raccontare che nel periodo in cui è stato capitano, ha sempre fatto custodire gelosamente la composizione floreale del tavolo della autorità. Tenuta di conto fino a notte tarda, veniva poi portata sui gradini della porta della cappellina della Madonna del Conforto, in via Vecchia, a porta San Clemente, dallo stesso Cantaloni. Narra la leggenda che una notte, alle 2, sia pure stato ripreso da un’anziana residente della via, preoccupata di quali fossero le intenzioni di Gianni vista l’ora. Altro simpatico rito di questo grande capitano è stata l’usanza di indossare ad ogni Giostra, non gli stivali del costume, ma quelli regalati da Mario Capacci, la cui caratteristica era di aver un buco sul retro della calzatura destra; ad essi ha sempre accompagnato la consuetudine di farsi vestire da colui che l’aveva vestito per l’ultima vittoria. Dopo la prima vittoria del 25/06/1995, avendo seguito il suggerimento di Borgogni, andò a prendere la lancia “a cavallo di Solimano”. Non raggiunse quindi il palco dei magistrati, ma la prese in mano molto dopo la vittoria. Da allora ha sempre fatto così per scaramanzia, ed è per questo che non ci sono foto di Gianni Cantaloni con la lancia in mano sul palco.
Davide Parsi ci confessa che se le prove vanno bene, i calzini che ha messo quel giorno, li rimette il giorno della Giostra. La maglietta che aveva sotto il costume il giorno della vittoria di giungo 2019, continuerà a portarla ad ogni edizione. Anche lui unisce il sacro al profano; durante il corteo si fa cinque volte il segno della croce di fronte all’immagine dei Santi Lorentino e Pergentino. Poi come tutti i buoni scaramantici, ha un rito che non ci dirà mai!
Come Davide, Gabriele Innocenti mantiene il riserbo su una sua scaramanzia segretissima. Ma ci rivela che nei giorni delle prove cerca di seguire sempre la stessa ruotine del giorno in cui sono andate bene, dagli orari in cui ha fatto determinate cose, ai cibi che ha mangiato. Durante la Giostra indossa una maglietta che non usa mai nelle prove.
Roberto Felici più che scaramanzie e riti, ha seguito la via della ricerca di un qualcosa che gli facesse da talismano e che ha portato fortuna nella Giostra del 2019. Ha indossato una maglietta di suo babbo Giancarlo, che ha funzionato più che bene!
Anche lo storico quartierista Massimo Castellani va di maglietta. Indossa “sempre “, e ci tiene a sottolinearlo, la stessa maglietta che è la prima stampata dal quartiere anni orsono. Si appoggia sempre allo stesso palo di fronte alle poste durante il corteggio storico e dice che “chiaramente non guarda mai la lancia d’oro quando gli passa davanti”. Il giorno della Giostra accende sempre le sigarette con un vecchio accendino figlio del cappotto del 1982, che ricarica il giorno prima. “Ognuno ha le sue fisime” – conclude.
C’è chi dopo una vittoria continua ad indossare gli stessi abiti indipendentemente dal tempo. Chi non guarda mai la lancia d’oro fino a dopo la Giostra, o evita di incontrare persone di altri quartieri che associa alla sfortuna per se e alla fortuna per loro.
Qualcuno non va in tribuna, soprattutto B o C, ritenute deleterie, o non ospita nessuno perché tutte le volte abbiamo perso male.
Potremmo aver vinto perché c’è chi ha lavato il foulard la sera prima della Giostra o perché qualcuno non lo lava da anni o ha visto la Giostra alla tv in una piazzola del campeggio insieme a “due vecchiette gialloblu”.
Anche aver tagliato i capelli al figlio o aver colorato con strisce rosse i capelli della figlia bionda può aver aiutato? Mah!
So solo che io quando sono in piazza mi copro gli occhi col foulard quando tiriamo noi e alzo gli occhi al cielo e chiedo cinicamente a Dio che faccia andar male il tiro degli altri. Non manca la catenina al collo con qualcosa di giallo rosso e, se va bene, tengo il foulard del quartiere legato alla borsa fino alla Giostra dopo, anche da settembre a giugno.
Elisa Capponi