Dopo le due uscite riguardanti Porta Sant’Andea e Porta Crucifera, tocca oggi ad una “quartierista storica” di Porta Santo Spirito, Sabrina Geppetti.

Sabrina ci racconterà la sua vita al quartiere, le sue amicizie, le sue gioie ed i suoi dolori, chiudendo con una piccola grande speranza per il futuro.

Ciao Sabrina, ci racconti come e quando ti sei avvicinata al quartiere? Chi erano le altre donne che facevano gruppo con te?

Ho iniziato da ragazzina, avrò avuto 16 anni ed insieme a mio fratello Marco Geppetti (allepoca quattordicenne) ci siamo avvicinati al quartiere grazie a nostro padre che è sempre stato un appassionato di Giostra ed un socio giallo blu, tanto che nel Circolo dei Ghibellinic’è ancora appesa al muro una sua foto con addosso i vestiti del quartiere per la Giostra del 1958.

I primi tempi non eravamo molte donne a frequentare la sede ma nel nostro piccolo ci davamo da fare in vari settori, in particolare voglio nominare una persona che non c’è più e che è stata come una sorella per me in quegli anni, la mitica Paola Bondi, moglie del nostro ex maestro darmi Paolo Gialli. Due persone splendide che hanno messo un importante mattoncino nella storia del nostro quartiere.

Quali erano le attività che svolgevate? Come si passavano i giorni che precedevano la Giostra?

Negli anni della mia gioventù le serate al quartiere si trascorrevano in maniera molto semplice, avevamo a disposizione un solo bastione e soltanto per il piano superiore dato che nella parte occupata oggi dal Circolo dei Ghibelliniera presente una famosa pizzeria aretina. Devo ammettere però che ripensandoci adesso non ci mancava niente, le serate passavano velocemente grazie alle risate ed ai racconti di Giostra e sono stati proprio quei momenti a far nascere dentro di me lamore per questa manifestazione. Quando si arrivava vicino alle giostre non erano per niente rari gli scherzi e le baruffe soprattutto con porta Crucifera. Ricordo bene i ragazzi che dormivano in sede aspettando che scendessero, oppure le volte che riuscivamo a mettere insieme un bel gruppetto e decidevamo di andare noi da loroil tempo lo passavamo cosi anche perché non cera molto altro da fare a livello di iniziative.

Poi andando avanti nel tempo le cose sono cambiate, ricordo con grande piacere le prime cene organizzate grazie ad un furgoncino dove facevamo da mangiare ed un podi teloni e tavoli per far mettere a sedere la gente, tutto molto alla buona ma sono stati i primi momenti di reale crescita a livello numerico e sociale.

Quale è la vittoria che ricordi con più gioia e perché?

Premettendo che le vittorie sono tutte belle, quella che ricordo con maggior gioia è stata nella Giostra straordinaria del 2016, lanno del triplete, quando mi sono vestita insieme alle mie amiche storiche ed abbiamo portato a casa una lancia altrettanto storica. Io nella mia vita mi ero vestita una sola volta nel 1986 (senza vincere) e sinceramente, essendo nel frattempo diventata un pogrande, non pensavo che avrei avuto la fortuna di poter riuscire a conquistare una lancia doro entrando in piazza con il mio quartiere. Già il solo fatto che mi avessero scelta era stato un grande orgoglio, ma tornare ai bastioni riportando con noi la lancia è stato davvero bellissimo, sono emozioni che non si possono descrivere.

Quale è la sconfitta che ricordi con particolare dolore e perché?

Anche qui come per le vittorie la lista sarebbe lungavoglio sviare la domanda raccontando la sconfitta che mi ha creato meno dolore: devi sapere che la Giostra per me è tutto, tanto che organizzai il mio matrimonio appositamente una settimana dopo ledizione di giugno così da essere tranquillaCaso volle che quellanno il Saracino fu spostato di una settimana per le elezioni e così mi ritrovai a celebrare il mio matrimonio in concomitanza con la cena propiziatoria!. Ovviamente più di metà degli invitati erano quartieristi e così la serata si è conclusa immancabilmente al quartiere dove io arrivai con il vestito da sposa indosso. Il giorno dopo uscimmo di piazza sconfitti ma devo ammettere che quando penso a quei giorni dentro di me nasce sempre e comunque un sorriso.

Per rispondere alla tua domanda ti dico che le sconfitte peggiori sono state senza dubbio quelle degli ultimi anni del nostro digiunodi vittorie (durato ben 12 anni). Ogni volta sembrava che dovesse essere la volta buona per interromperlo ma per un motivo o per un altro la vittoria non arrivava maiquante lacrime che ho versato.

Ci racconti cosa hai provato la prima volta che sei entrata in piazza con il costume del quartiere?

Un emozione unica. Come detto prima era il 1986 ed io ero una ragazzina, non mi rendevo nemmeno bene conto di tutto quello che mi succedeva attorno. Ricordo però con particolare piacere tutti i preparativi, partendo dallacconciatura fino allultima prova del vestito. Uno dei momenti più intensi è stata la partenza dal quartiere e relativa sfilata dove insieme ai tuoi quartieristi ti senti davvero orgogliosa di essere parte integrante di questo spettacolo. Ricordi bellissimi che porterò per sempre dentro di me.

Ci racconti un aneddoto o la storia di una donna del quartiere che ti ha ispirato e che vorresti ricordare?

Vorrei ricordare una mia carissima amica che non c’è più, Roberta Nucci. Roberta è stata una persona importantissima per me, mi ha permesso di rientrare a far parte in maniera attiva al quartiere dopo un periodo in cui per vari cambiamenti non ero più riuscita ad avere un mio gruppetto di riferimento. Un giorno mi chiese di andare a darle una mano nella pulitura delle scarpe per i costumi dei figuranti, quel suo invito è stato determinante per la mia seconda vita” al quartiere. Dopo poco tempo insieme anche a Roberto Turchi fondammo il gruppo costumi che ancora oggi è una bellissima realtà del nostro quartiere. In onore di Roberta e di questa sua passione ogni anno viene assegnato un premio per il miglior figurante che dimostrerà di avere cura del proprio costume riponendolo con il massimo ordine insieme a tutti gli accessori. Non c’è giorno che passando dal quartiere io non la ricordi almeno per un momento, oltre la sua passione e la sua bontà non potrò mai dimenticare la sua frase celebreovvero: Portate le bretelle! (come sa chi si è vestito almeno una volta per non avere incidenti spiacevoli con le calzamaglie, che a volte sono di misura extra large, le bretelle sono uno strumento indispensabile). Roberta è una di quelle persone che porterò per sempre nel mio cuore.

Un giudizio sulla Giostra di oggi? Ti piace? Cosa cambieresti?

Non potrò mai dire che la Giostra non mi piace, io vivo per la Giostra e per il mio quartiere e se mi chiedi una opinione ti rispondo che non cambierei assolutamente niente. Sono una tradizionalista sotto questo punto di vista e la Giostra vive di tradizioni. Vorrei dire due parole invece sulla questione femminile: tralasciando i costumi degli armati dove è giusto che si vestano soli uomini, credo che per gli altri ruoli sia arrivato il momento anche per noi donne di iniziare a prendere e pretendere quello che ci meritiamo. Dei passi avanti, anche in un quartiere abbastanza maschilista(giostrescamente parlando) come il mio sono stati fatti, ad esempio io sono stata la prima donna ad avere il ruolo di addetta al culto e spero che questo sia solo un punto di partenza per tutte le donne che aspirano ad avere ruoli importanti allinterno dei vari quartieri.

Qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?

Chiudo augurandomi che sempre più ragazzi giovani capiscano cosa significa avere la fortuna ed il privilegio di essere nati ad Arezzo e di poter far parte di qualcosa come la Giostra del Saracino. Gli auguro di riuscire a provare tutte le emozioni e gli stimoli che si può ricevere dal vivere qui. Io amo Arezzo, amo la Giostra ed amo il mio quartiere, se avessi un’altra vita la dedicherei di nuovo a queste tre cose.

Leonardo Maccioni