San Donato, la sua storia e il suo culto

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Oggi ad Arezzo si celebra il nostro santo patrono, Donato. Mi sembra quindi più che doveroso dedicare in questo giorno di festa un breve articolo alla vita del secondo vescovo della nostra città.

Le fonti principali attraverso le quali possiamo ricostruire la storia del santo sono la Passio Sancti Donati, il Sacramentario Gelasiano e il Martirologio Geronimiano. Attraverso questi tre documenti, seppur in disaccordo tra di loro, possiamo ricostruire le tappe fondamentali della vita del santo.

Sia la data che il luogo di nascita sono incerti. Nicomedia, Roma ed Arezzo sono indicate come possibili città natali e come datazione viene spesso proposta la seconda metà del III secolo. Se seguiamo la Passio egli studiò a Roma con il maestro Pigmenio e lì venne ordinato prete. Dovette fuggire ad Arezzo a causa di una persecuzione anticristiana indetta dall’imperatore Giuliano e venne accolto dal monaco Ilariano. Durante questo soggiorno Donato divenne famoso per alcuni miracoli che compì. Si narra infatti che operò alcune guarigioni in favore di pagani che subito, strabiliati dai poteri del santo, si convertirono alla fede cristiana. Qualche anno dopo, creatasi la necessità di nominare un nuovo vescovo, a causa della morte di Satiro[I], venne eletto alla guida della comunità aretina. Alla sua prima messa compì nuovamente un miracolo, forse il più famoso. Alcuni pagani presenti alla celebrazione urtarono per errore colui che portava il calice contenente il sangue di Cristo che cadendo si ridusse in mille pezzi. Donato allora lo raccolse e miracolosamente il calice si ricompose come nuovo pur mancando un grosso pezzo. Nonostante questo, il vescovo riuscì a versare comunque il vino senza far cadere neanche una goccia. A causa di questo fatto inspiegabile molti dei pagani presenti decisero di convertirsi. [II]

Ad un mese dall’evento Donato venne catturato e condannato a morte. Anche in cella continuò ad operare miracoli ma ciò non bastò per salvarlo e secondo la tradizione venne decapitato il 7 agosto. Anche in questo caso la data è molto incerta e le fonti non concordano tra di loro. Secondo alcuni avvenne nel 362, secondo altri nel 304. Fatto sta che venne sepolto nella zona del colle del Pionta, luogo nel quale venne eretta anche la prima cattedrale di Arezzo ed il suo successore Gelasio decise di costruire in quel luogo una cappella in sua memoria. Le spoglie del santo vennero poi spostate nel XIV secolo nel nuovo duomo ed alloggiate nell’arca a lui dedicata.

Un’altra reliquia importantissima è la testa del martire. Più volte trafugata nel corso del Medioevo venne finalmente riconsegnata agli aretini. Oggi è custodita in un meraviglioso busto reliquario realizzato a metà Trecento da orafi della scuola aretina che si trova nella cripta della chiesa di Santa Maria della Pieve.

Il culto nei suoi confronti si diffuse fin da subito nella chiesa aretina e sappiamo che era particolarmente sentito nel Medioevo. Ne è esempio l’importanza che veniva data alla festività del 7 agosto. Lo statuto del 1327 ci tramanda che in suo onore veniva corso un Palio per le vie della città. Non dobbiamo immaginarlo però come quello senese, nel quale bisogna compiere vari giri di un circuito allestito nella piazza principale. Il palio aretino veniva corso alla lunga, ovvero con un punto di partenza ed uno di arrivo diverso e con i cavalli scossi, cioè privi di fantino che li guidasse. Ogni anno il punto di partenza cambiava e la gara si svolgeva lungo una delle vie principali di Arezzo. L’arrivo era sempre nella parte alta della città, precisamente davanti al palazzo comunale che, però, non si trovava nella posizione odierna ma, indicativamente, nell’area dell’attuale parco del Prato.

Oltre allo svolgimento del Palio per celebrare il santo patrono erano previste anche altre cerimonie. Il podestà aveva carta bianca e poteva decidere di fare di più di quanto fosse previsto dallo statuto per celebrare al meglio la ricorrenza. Dovevano obbligatoriamente spendere cento lire in ceri da portare nella Pieve di Santa Maria e nella cattedrale. Allo stesso modo anche tutti i castelli ed i villaggi del contado dovevano onorare il patrono portando in offerta dei ceri. Questa tradizione è viva ancora oggi. Il giorno antecedente la festa tutto il mondo rievocativo della Provincia, con in testa ovviamente la Giostra, rende il suo omaggio al Patrono consegnando in cattedrale dei ceri votivi. Fa seguito alla cerimonia una spettacolare esibizione di fuochi artificiali, ormai tradizione per tutto il popolo aretino.

Il santo martire però non è solo venerato nella nostra diocesi. Donato è infatti riconosciuto come patrono in circa sessanta comuni italiani ed in ognuno di questi in suo onore vengono svolte feste e processioni.

 

Samuele Oroni

 

Note

[I] Di Satiro abbiamo pochissime informazioni. Sappiamo che fu il primo vescovo della chiesa aretina e che la guidò a partire dal 313. Il nome ci indica che probabilmente aveva origine greca differenziandolo dai vescovi di Chiusi e Firenze che erano Latini.

[II] Il miracolo del calice è diventato così famoso che alcune raffigurazioni del santo lo rappresentano con in mano questo oggetto.

 

Bibliografia

-Attilio droandi (a cura di), statuto del comune di Arezzo 1327, Alberti & C. editori, 1992

-A. Tafi, Immagine di Arezzo, Guida storico-artistica, Banca Popolare dell’Etruria, 1978.

-F. Paturzo, Arezzo medievale, dalla fine del mondo antico al 1384, Calosci-Cortona, 2002.

-G. Presenti, San Donato. Vescovo di Arezzo, Velar Editrice, 2019.

La Passio di San Donato vescovo di Arezzo, Edizione critica, traduzione e commento a cura di Pierluigi Licciardello, Firenze, Sismel Edizioni del Galluzzo, 2018.

-M. Bianconi, Storia di Arezzo e degli Aretini, E.P.T Arezzo, 1989

-P. Licciardello, Agiografia aretina altomedievale. Testi agiografici e contesti socio-culturali ad Arezzo tra VI e XI secolo, Firenze, Sismel Edizioni del Galluzzo, 2005.