Riprendono le interviste di Corrergiostra. Questa volta i protagonisti sono alcuni degli uomini delle scuderie dei quattro quartieri, personaggi che hanno un legame particolare con i giostratori e i cavalli. Il primo che abbiamo incontrato è Roberto Vitellozzi, storica presenza nelle scuderie “Edo Gori” di Porta Santo Spirito.
Ciao Roberto e grazie per l’opportunità che ci hai dato di poterti fare alcune domande. Tu sei sempre stata una spalla per i giostratori giallo blu che si sono succeduti negli anni, da dove nasce questo tuo stretto rapporto con i cavalli e con i loro cavalieri?
“Negli anni della mia gioventù i giostratori erano un po’ un miraggio per noi, li vedevamo poco e da lontano e non c’era molta confidenza. Il primo che riuscii ad avvicinare per un rapporto più approfondito fu Fabio Albiani e successivamente Silvano Gamberi. Da quel momento sono sempre stato “a contatto” con i nostri cavalieri ma la vera svolta forse l’ho avuta negli anni 2000 quando con Carlo Farsetti iniziai una bellissima avventura che culminò nel 2003 quando mi permise di accompagnarlo al pozzo da palafreniere. Fu una cosa davvero incredibile, una sensazione unica: ricordo che andando verso il pozzo mi sembrava che in piazza non ci fosse nessuno, ero talmente concentrato su quello che dovevo fare che entrai in una sorta di ipnosi e mi risvegliai soltanto quando Carlo partì verso il buratto, allora ripresi coscienza e mi accorsi di tutta la confusione ed il baccano che regnavano in piazza ma fino a qual momento tutto mi sembrò davvero un sogno ad occhi aperti. Al giorno d’oggi con Elia e Gianmaria, ma anche prima con Gori e Cherici, il rapporto è quotidiano e grazie al nostro campo prove che ci permette di stare ad allenarsi sempre tutti insieme si è creato un rapporto di vera e propria amicizia che va oltre la Giostra”.
Ti ricordi quando è stata la prima volta che si è iniziato a parlare di un campo prova di Santo Spirito? Chi furono i principali artefici?
“L’intuizione principale l’ebbe Edo Gori che è stato un grandissimo visionario ed innovatore su tantissimi aspetti nel nostro quartiere. Una volta presa la decisione in consiglio ricordo che si mise alla ricerca di un pezzo di terra e dopo averla trovata diede inizio a questo bellissimo punto di ritrovo che è oggi proprio a lui dedicato chiamandosi appunto “Scuderie Giallo Blu Edo Gori”. Di Edo si potrebbe stare a parlare giorni e giorni, riusciva sempre con parole semplici a riportare tutti alla calma e dimostrare con evidenza le sue ragioni. Era inoltre un amico insuperabile, una persona eccezionale che aveva sempre una parola buona per tutti e voglio rimarcare ancora una volta su queste pagine quanto io mi senta fortunato ad averlo potuto conoscere ed apprezzare”.
Quanto è difficile per il gruppo scuderie, quando c’è un cambio di guida tecnica o di giostratori, riuscire a risintonizzarsi subito con il nuovo progetto? Puoi farci il nome di un ex allenatore e di un ex giostratore ai quali sei più legato e perché?
“Credo che ormai siamo talmente rodati che nonostante i classici imprevisti che ci possono essere non andiamo mai davvero in difficoltà. Ormai dopo tanti anni basta un’occhiata per capire quello che c’è da fare e tutti sanno già come deve essere fatto. Certo quando cambia una guida tecnica cambiano anche i metodi di lavoro e ci si deve adattare, però non c’è niente che per un gruppo affiatato come il nostro sia un problema. Come allenatore a livello tecnico non posso non citare colui che ci ha fatto fare il salto di qualità maggiore, ovvero Martino Gianni: con lui si sono viste cose che alle nostre scuderie non si erano mai viste fino al suo arrivo. Come giostratori ai quali sono più legato non è facile rispondere, ti citerei senza dubbio Silvano Gamberi che per me è stata una persona eccezionale, ma non potrei non citare anche Paolo Giusti, il faentino che era un vero cecchino sul 4, tiro difficilissimo per l’epoca e persona di un carattere davvero straordinario. Poi sarebbe impossibile non parlarti di Elia e Gianmaria, due ragazzi che abbiamo visto diventare uomini e che ci hanno regalato delle soddisfazioni che nessuno pensava mai di poter riuscire a coronare”.
Ci racconti di come lavorate e quale è lo spirito che si respira nel gruppo scuderie giallo blu?
“Credo che molti invidino l’ambiente che siamo riusciti a costruire alle nostre scuderie. Il gruppo di volontari si occupa di tutto: partendo dalla pulizia, passando al mangiare ed arrivando a tutte le piccole riparazioni di manutenzione di cui un ambiente in quel modo ha sempre bisogno. Siamo sempre un bel gruppo volenteroso ed affiatato e mettiamo i nostri giostratori in condizione di pensare esclusivamente a quello che devono fare in sella al cavallo. Credo che anche i risultati ci stiano dicendo che stiamo lavorando nel modo giusto”.
Hai un aneddoto divertente o comunque significativo da raccontare capitato agli allenamenti?
“Di aneddoti divertenti ce ne sarebbero a centinaia, qui mi va di rendere pubblico quella che è la prassi che devono subire i nuovi entrati nel gruppo scuderie. E’ tutto molto semplice e veloce oltre che innocuo, le matricole vengono messe sul bordo della “conciumaia” e tramite una piccola spintina fatti cadere giù. E’ un rituale da cui siamo passati tutti e che sta portando bene quindi non ci sono petizioni per eliminarlo all’orizzonte”.
Qualcosa che non ti ho chiesto ma che vorresti aggiungere?
“Voglio solo dire che il nostro è un gran Quartiere, strutturato bene sia nella sua parte bassa che in quella alta, ovvero la dirigenza. Tutto riesce bene perché le scelte prese in alto sono giuste e vengono cosi rispettate da noi ragazzi (mi piace definirmi cosi anche se non lo sono più). Chiudo con un piccolo aneddoto che pochi sanno: alla Giostra del 1984 fu invitato Franco Zeffirelli, regista cinematografico famosissimo in tutto il mondo. Noi vincemmo la giostra e fummo stupiti del fatto che Zeffirelli decise di passare la serata dei festeggiamenti con noi lasciandosi coinvolgere dall’atmosfera giostresca, gioendo con noi ed ascoltando i nostri racconti”.
Leonardo Maccioni