Seconda intervista del nostro ciclo con i “quartieristi storici”, dopo Mario Francoia di Porta Crucifera intervistiamo oggi Franco Grotti detto Nerone che ci parlerà del suo quartiere, Porta Sant’Andrea.

Franco, ci racconti come ti sei avvicinato al quartiere? Da chi e come si era formato il gruppo di quartieristi con i quali stavi più vicino? Chi erano i personaggi storici del quartiere che ti hanno ispirato e fatto nascere la passione?

La mia generazione di quartieristi ha avuto un maestro ben preciso grazie al quale tutto il mio gruppo si è avvicinato al quartiere sposandone totalmente i valori, quest’uomo era Enzo Piccoletti. Era il nostro capitano, persona di un carisma eccezionale e dotato di una memoria storica invidiabile che lo ha portato anche a scrivere dei libri su Arezzo e la Giostra. Ricordo che il suo lavoro era “il biciclettaio” e che durante tutto l’anno la sua bottega fuori porta Trento e Trieste era frequentatissima da noi giovani che spesso e volentieri pendevamo dalle sue labbra grazie agli infiniti aneddoti che sapeva raccontarci. Voglio ricordare anche che Enzo insieme ad altri pochi “pazzi” degli altri quartieri è stato uno degli artefici della ripresa della nostra manifestazione nel dopo guerra.

Il gruppo del quale facevo parte era molto affiatato, d’altronde oltre essere cresciuti insieme eravamo entrati a far parte del quartiere simultaneamente quindi fra noi c’è sempre stato un grande spirito di fratellanza che dimostrò tutta la propria forza in un occasione ben precisa che ci tengo a raccontare.

Era il 1978 e Porta Sant’Andrea vinse la sua 10° lancia d’oro ma per problemi di budget legati alla festa della vittoria del 1976 (furono fatte le cose un po’ troppo in grande, come ospite ci fu niente meno che Mia Martini) non fu organizzata nessuna iniziativa per celebrare la conquista della lancia d’oro. Fu allora che il nostro gruppo, i cui componenti erano: Gino Ragusi, Mauro Dionigi (Dingio), Ezio Piccini, Mauro Castelli, Enrico Carloni e Claudio Milesi, tutti capitanati da Stefano Bulletti, in uno slancio di orgoglio decise di fondare il primo Comitato Giovanile della Giostra del Saracino (anche se ora ogni quartiere ne ha uno noi siamo stati i primi e ne andiamo orgogliosissimi!). Ci mettemmo subito sotto con l’organizzazione di eventi e con un auto tassazione mensile e pian piano (non solo grazie a noi) riuscimmo a rimettere in piedi il quartiere economicamente e creare uno spirito di associazionismo e di voglia di coinvolgere più persone possibile che per fortuna ancora oggi non ha abbandonato il nostro quartiere. Inaugurammo la nostra nascita nel 1980 con una “gag” davvero ben riuscita: comprammo da un allevatore un piccolo maialino da latte (chiamato Fischio) lo vestimmo con l’aiuto delle nostre donne bianco verdi Rossella, Ilaria e Rossana con i colori degli altri 3 quartieri e lo portammo in una carrozzina da bebè all’estrazione delle carriere. Ricordo le risate di tutte le persone presenti, vecchia goliardia che al giorno d’oggi non potrebbe più esistere ma che allora dette inizio ad una serie di scherzi e contro scherzi infinita tanto che ci vorrebbe un intervista a parte per parlarne.

 

 

 

 

 

 

Ricordi cosa hai provato la prima volta che sei entrato in piazza con il costume del quartiere?

Devo confessarti una cosa: mi sono vestito tantissime volte ricoprendo svariati ruoli sia nel quartiere che nel gruppo musici e non c’è mai stata una volta in cui l’ingresso in piazza sia stato meno emozionante. L’ansia, la paura, la gioia, la felicità… tutte queste sensazioni ogni volta mi si ripropongono come se fosse la prima volta e non è un modo di dire è proprio cosi. Non c’è modo di arginarle, o perlomeno io non ci sono mai riuscito.

Ci racconti un aneddoto di una vittoria che ricordi con particolare piacere?

Nel 1990 Porta Sant’Andrea vinse la sua 17° lancia d’oro con la coppia Martino Gianni e Franco Ricci: la Giostra fu molto bella, i nostri giostratori colpirono entrambi il IV nelle carriere ordinarie a cui seguì uno spareggio con Porta Crucifera. Martino andò ancora sul IV mentre Marco Filippetti si fermò sul II consegnandoci la vittoria. Al di là della cronaca però c’è un antefatto da raccontare…avevo fatto un pericolosissimo fioretto prima dell’entrata in piazza: in caso di vittoria avrei bevuto una birra per ogni lancia d’oro vinta fino a quel giorno! Ovviamente per non perdere l’onore dovetti rispettare tutte e 17 le vittorie… dopo la fine dei festeggiamenti (con il sole che era già sorto) stavo talmente male che mi ci vollero tre giorni per riprendermi completamente. Di quella serata ricordo che come sempre salimmo a portare la lancia nel terrazzino della storica Mustiola, quartierista con una passione viscerale oltre che vera e propria nonna per tutti noi, la quale aveva appunto questo terrazzino che si affacciava su piazza S. Giusto. Io nonostante avessi già iniziato la mia scalata alle 17 birre montai su insieme ad altri figuranti e mi misi a fare il replay della carriera di spareggio di Martino rischiando (a detta della stessa Mustiola) di farle prendere un colpo perché ci mancò davvero poco prima che “barullassi di sotto”.

Ci racconti un aneddoto di una sconfitta che ricordi con particolare dolore?

Questa invece è più recente ed è la Giostra del 2011: i nostri Bricceca e Ucellino stamparono due bellissimi V con due carriere perfette ma la vittoria ci fu portata via da Santo Spirito grazie alla lancia spezzata da Marco Cherici sul IV. Ci furono diverse cose di quella Giostra che per tantissimo tempo non sono riuscito a digerire: la prima ovviamente è che non capita tutte le giostre di fare 10 nelle carriere ordinarie, non andare nemmeno agli spareggi dopo quei due centri colpiti mi sembrava davvero troppo ingiusto. In più Santo Spirito aveva appena preso come preparatore Martino Gianni, nome che a Sant’Andrea ha fatto la storia (e per fortuna da anno scorso continuerà a farla!).

Infine l’episodio della rottura della lancia fu davvero particolare, ricordo che Marco Cherici battè 2 volte la lancia sul muro e per 2 volte essa fu sostituita (la regola al tempo era questa ma fu comunque una cosa molto insolita questa doppia sostituzione). Quando vidi quella lancia spezzarsi mi sembrò come essere stato colpito da una maledizione e ci volle davvero molto, molto tempo prima che il senso di frustrazione ed ingiustizia che provavo se ne andasse. Comunque visto che sono passati ormai 13 anni posso dire che la Giostra è bella anche per la sua imprevedibilità.

Ci racconti un aneddoto o un personaggio del quartiere che ti farebbe piacere ricordare?

Mi piacerebbe molto dire due parole su Franco Ricci, giostratore che per noi ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta in quanto grazie a lui siamo passati da “Sant’Andrea poverino perde sempre il Saracino” ad essere uno dei quartieri sempre in lizza per la vittoria della lancia d’oro.

Lui poi era un personaggio davvero unico, oltre il suo proverbiale fascino (era soprannominato “il bello”) che ha conquistato ben più di una quartierista bianco verde era una persona molto sicura di se, che non aveva paura di fare cose che all’epoca erano rivoluzionarie come montare con i jeans, vendere e comprare cavalli in continuazione e poi alla fine correre in Giostra con l’ultimo che gli era rimasto e, nonostante questo, avere risultati eccellenti.

Ricordo che dove sorge oggi la scuola Pio Borri al tempo avevamo le stalle dei giostratori e per me era un vero e proprio onore alzarmi presto la mattina per andare a pulire e governare i cavalli di Franco, oltretutto grazie a questo piccolo sacrificio mi era concesso anche scambiarci due battute e questa per me era una gratificazione immensa che ancora oggi ricordo con un enorme sorriso sulle labbra.

Fammi anche dire due parole sul Re della piazza però… Martino Gianni è stato davvero l’artefice di una rivoluzione nel modo di giostrare e noi del comitato giovanile siamo stati i primi a credere in lui ed a spingere il consiglio per fargli correre la Giostra. Lui ci ha ampiamente ripagato portandoci 13 lance d’oro e cambiando totalmente la storia della manifestazione. Martino è una persona che la Giostra ce l’ha nel sangue e sono davvero troppo felice che sia finalmente tornato a casa… e sono sicuro che anche lui lo è.

Giudizi sulla Giostra di oggi? Ti piace? Cosa cambieresti?

Chiedere a me se la Giostra mi piace sarebbe come chiedere ad un innamorato se la persona dei suoi sogni sia bella. Non riesco ad essere obiettivo quando si parla di quella che è la mia passione più grande. Detto questo voglio dire un paio di cose: innanzitutto non credo che la Giostra abbia bisogno di alcun cambiamento, la Giostra è tradizione e se a volte c’è da apportare qualche piccola modifica va fatta con intelligenza e oculatezza. In seconda battuta aggiungo che forse l’unica cosa che adesso ci manca è una diretta televisiva nazionale che (senza assolutamente sminuire il grandissimo lavoro di Teletruria e delle emittenti locali) dia una visibilità mediatica diversa alla nostra meravigliosa manifestazione.

Qualcosa che non ti ho chiesto ma che vuoi aggiungere?

Si voglio utilizzare questo ultimo spazio per ricordare un quartierista che è rimasto fuori dalle domande precedenti, ma che è stato importantissimo per me e per tutti quelli della mia generazione, si chiamava Fabrizio Sensi detto Nocciolo. Era un po’ più grande di noi e la sua bravura in cucina fu fondamentale nelle prime feste che il nostro comitato giovanile organizzò negli anni 80’, senza la sua disponibilità e la sua bravura non so se saremmo riusciti a creare quello che è stato creato.

P.s. Ringrazio Claudio Milesi e Stefano Bulletti che mi hanno aiutato con le date ed i ricordi, siamo ancora un bel gruppo!

Leonardo Maccioni