Inizia con questa pubblicazione un nuovo viaggio attraverso la storia della nostra amata Giostra del Saracino. I protagonisti di questi articoli saranno le nobili casate del contado dei quattro quartieri. Spesso messe in secondo piano, non avendo un vero e proprio costume, queste nobili famiglie vengono “portate” in sfilata ed in piazza con due semplici vessilli che vanno ad affiancare quelli del quartiere e del santo protettore. Queste famiglie però non meritano di essere ignorate, almeno a livello storico, per la grande importanza che ricoprirono all’interno del panorama politico di Arezzo e più in generale della Toscana medievale. Per non fare torto a nessuno andremo in ordine alfabetico e di conseguenza in questo articolo tratterò la storia dei Conti di Montedoglio e dei Nobili della Faggiuola, nobili casate del contado di Porta Crucifera.
Conti di Montedoglio
L’origine della famiglia dei Conti di Montedoglio è alquanto incerta. La loro discendenza probabilmente deve essere fatta partire dalla famiglia Ildebrandi.[1] Questa nobile famiglia aveva come capostipite tale Goffredo di Ildebrando, nobile feudatario dell’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I dal quale nel 967 ottenne numerose proprietà nel territorio attualmente corrispondente ai comuni di Pieve Santo Stefano, Caprese Michelangelo, Verghereto e Chiusi della Verna. I Montedoglio, nello specifico, derivarono da un ramo di questa famiglia e si può ipotizzare che presero il loro nome dal loro castello principale detto di “Mons Dolio.[2] Il primo conte che viene inserito nei documenti con questo cognome è un certo Goffredo di Ildebrando, nome probabilmente scelto dalla famiglia proprio in riferimento all’illustre antenato. Il feudo che riuscirono a formare nel corso degli anni comprendeva un vasto territorio caratterizzato da terreni agricoli, boschi e piccoli villaggi che garantivano alla famiglia ingenti entrate. Inoltre, i Montedoglio riuscirono ad intrattenere importanti relazioni con il clero locale, contribuendo alla costruzione di chiese e monasteri che servivano sia come centri di culto sia come strumenti di legittimazione del loro potere. Documenti d’epoca attestano donazioni di terre e privilegi a favore di importanti istituzioni ecclesiastiche, tra cui l’Abbazia di Camaldoli e il Vescovado di Arezzo.
Il loro legame con la nostra città venne rafforzato maggiormente quando nel 1342 decisero di stringere un’alleanza con Arezzo ponendosi sotto la sua giurisdizione. Agli inizi dell’età moderna la famiglia iniziò un graduale declino a causa dell’affermarsi del potere dei Medici e la progressiva centralizzazione dello Stato fiorentino. La famiglia quindi perse molte delle prerogative feudali che avevano garantito loro prosperità nei secoli precedenti Nel 1574, dopo ripetuti tentativi di ribellione contro il dominio fiorentino, i restanti possedimenti dei Conti di Montedoglio vennero confiscati e incorporati nei domini granducali ed il castello perse la sua importanza strategica e venne progressivamente abbandonato.
Il loro emblema, che possiamo vedere sfilare in Giostra portato da uno dei vessilliferi del quartiere rosso verde, è costituito da un “aquila col volo abbassato di nero, rostrata e coronata d’oro, linguata di rosso su uno sfondo argento”.
Nobili Della Faggiuola
La famiglia della Faggiuola non aveva origini aretine. Provenivano infatti dalla zona appenninica a confine tra Toscana, Romagna e Marche dove nel corso degli anni erano riusciti a mettere insieme diversi possedimenti. Capostipite della dinastia fu Ranieri di Casteldelci, conte di Carpegna, ma ancora più importante per la storia della famiglia sarà suo figlio Ranieri che per primo adotterà il cognome della Faggiuola, in riferimento al luogo dove si stabilì costruendo un castello.[3] La famiglia fu una delle grandi protagoniste nella lotta tra Guelfi e Ghibellini, schierandosi dalla parte ghibellina e sostenendo l’Impero contro le città filopapali. In questo loro impegno politico un componente della famiglia emerse particolarmente, Uguccione della Faggiuola.
Egli nacque nel 1250 a Casteldelci, piccolo comune appenninico attualmente in provincia di Rimini e divenne noto fin da giovane per essere uno dei principali esponenti del ghibellinismo. Fu podestà della nostra città numerose volte, le prime nel 1295 e nel 1297. Dopo una breve parentesi in Romagna tornò nuovamente ad Arezzo nel 1302 e venne rieletto podestà. In quell’occasione si recò a Roma per negoziare un accordo con il papato riuscendo ad ottenere la cancellazione dalle censure ecclesiastiche disposte contro di lui, nonché la conferma dei suoi possedimenti. Confermato podestà di Arezzo anche per l’anno successivo si dette da fare in campo militare riuscendo a riconquistare molti castelli aretini occupati dai Fiorentini tra i quali Castiglion Fiorentino, che allora si chiamava Castiglione Aretino, Montecchio e Monte San Savino. Gli anni successivi li trascorse nei suoi feudi a Massa Trabaria fino all’ennesimo ritorno ad Arezzo nel 1308. Nei primi mesi del 1313 fu inviato a Genova come rappresentante dell’imperatore e convinse quella repubblica a sostenere Enrico VII con aiuti militari. Nel 1313 divenne podestà e successivamente signore di Pisa. Durante il suo governo la città conobbe un periodo di espansione e potere, culminato nella vittoria di Montecatini del 1315 contro le forze guelfe guidate da Firenze e Napoli. Questo suo sempre crescente potere al contempo suscitò molte inimicizie anche tra i suoi stessi alleati, a causa del suo carattere autoritario e della sua tendenza ad accentrare il potere. Nel 1316, una congiura interna lo costrinse a fuggire da Pisa costringendolo a rifugiandosi a Verona sotto la protezione di Cangrande della Scala. È proprio nella città scaligera che incontrerà la morte, forse a causa della malaria, nel 1319.
Dopo la sua scomparsa la famiglia perse progressivamente influenza, pur mantenendo il controllo di alcuni feudi nell’Appennino tosco-romagnolo. Come nel caso dei Conti di Montedoglio il colpo fatale alla famiglia venne dato dalla crescente affermazione dei Medici che man mano inglobarono gran parte dei loro possedimenti.
Lo stemma araldico di questa grande famiglia, che fa coppia fissa in Giostra con quello dei Montedoglio, è “di rosso alla banda d’oro”.
Samuele Oroni
Note
[1] Un altro cognome possibile è quello di Rolandi.
[2] Il castello dei Montedoglio si trova vicino all’omonimo lago artificiale nella località di Gragnano. Questa fortificazione, situata su un’altura strategica, rappresentava il fulcro del potere della famiglia. Oltre che avere una funzione di centro amministrativo permetteva di avere un controllo strategico sulle vie di comunicazione tra Arezzo, Sansepolcro e le Marche in modo da sorvegliare i commerci e proteggere il territorio da eventuali incursioni nemiche.
[3]Sembra che il nome faccia riferimento alla ricca presenza di Faggi nella zona. Del castello appartenente alla famiglia ad oggi si sono conservati solamente dei ruderi.
Bibliografia
-G. Nocentini, Le antiche famiglie di Arezzo e del contado (fra cronaca e storia), Edizioni M.E.M, 1995.
–E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, Firenze, 1671