Come una tesi di architettura può trattare il tema della Giostra del Saracino? Ce lo spiega Martina che la sua passione per la Giostra e la dedizione al suo lavoro l’hanno spinta a rivedere con uno sguardo diverso un momento storico come la Battaglia di Campaldino.
“Una volta avuta la notizia di poter iniziare a lavorare sulla tesi – racconta Martina- ho avuto subito il desiderio di portare come protagonista la storia e la bellezza dei miei luoghi, della mia città che, ancora ad oggi, risulta per molti sconosciuta. Dopo un’intensa ricerca sul tema da studiare, che fosse di interesse architettonico, artistico e storico, con l’aiuto della professionalità e ricchezza conoscitiva del mio Professore Arch. Michelangelo Pivetta, la scelta è ricaduta sulla volontà di voler affrontare un tema a molti indefinito e di vitale importanza per la storia di Arezzo, l’atto storico cruciale della Battaglia di Campaldino”.
Adesso presidente della Commissione Giostra, in primis quartierista, ma come nasce questa tua passione?
“Ho avuto la grande fortuna di nascere in una famiglia appassionata di Giostra in primis e a loro volta quartieristi attivi all’interno di un Quartiere, quello di porta Crucifera. È stato quindi spontanea la mia introduzione al mondo giostresco e inevitabile la continua crescita di questa mia passione che si è rinforzata durante il mio percorso e che sta incessantemente continuando ad aumentare”.
C’è stato stupore da parte del tuo relatore nella scelta dell’argomento?
“C’è stato estremo entusiasmo, carica e interesse nel poter affrontare un argomento bellico e di così grande importanza storica. È stata una continua crescita da parte mia nello scoprire la vera storia della battaglia e di chi l’ha fatta e credo fortemente nei miei continui racconti del legame di Arezzo con le casate nobili protagoniste della Giostra e della battaglia”.
Una tesi molto strutturata che vede da una parte la storia e dall’altra il lato architettonico. Quanto hai impiegato a realizzarla?
“I tempi di realizzazione sono durati un anno, ma sono i tempi medi per una tesi di Architettura che vede la realizzazione sia di scritti, tavole grafiche e modelli tridimensionali. La mia tesi in particolar modo ha voluto toccare più campi: quello architettonico, quello artistico e quello storico divenendo quindi un lavoro impegnativo e stimolante sotto tutti i punti di vista”.
Come sei riuscita a trovare le informazioni necessarie?
“Ho ricevuto un enorme supporto dalla Biblioteca Comunale Rilliana di Poppi e tramite loro ho avuto la grande fortuna di poter conoscere direttamente lo scrittore dei libri che avevo preso in prestito dalla biblioteca stessa. Posso quindi solo ringraziare la completa disponibilità e professionalità del Dott. Federico Canaccini, professore universitario ed esteta del Medioevo perché è solo grazie a lui e in particolar modo alle sue parole che mi sono immersa nel meraviglioso mondo della battaglia di Campaldino e dalle quali è nata la mia tesi”.
Quali sono stati gli argomenti più interessanti che hai dovuto sviluppare?
“Sicuramente è stato l’intrecciare grandi tematiche che spaziano dall’architettura, alla storia fino alla letteratura Dantesca e vedere quanto siano in rapporto continuo tra di loro, ma stimolante è stato soprattutto capire quanto è stata importante e lo è tuttora, la storia della nostra città e delle casate nobili presenti oggi nella Giostra del Saracino, protagoniste indiscusse della storia medievale italiana. Durante il percorso di ricerca è stato interessante ritrovare la nostra Tradizione giostresca negli scritti di Dante e nei ricordi della battaglia della Piana di Campaldino”.
Una tesi che non solo può ispirare tesi future, ma anche gli amanti di Arezzo e della Giostra del Saracino.
“La mia tesi vuole essere un ragionamento sulla trasformazione del senso di battaglia che, in questo mondo sempre più metafisico, è divenuta sempre più virtuale ed effimera perdendo così il senso fisico della battaglia e della percezione della sua importanza e drammaticità. Leggendo lo scritto vi renderete conto che quella che chiamiamo passione giostresca in realtà è insita dentro ognuno di noi anche senza saperlo perché fa parte della nostra storia e della storia dei nostri antenati, è la nostra Tradizione e non dobbiamo dimenticarcene mai” – conclude Martina.