Dedicare un articolo a Giorgio Vasari mi sembra quantomeno necessario. In primis perché quest’anno si celebra la ricorrenza dei 450 anni dalla sua scomparsa, in secundis perché la Giostra che si correrà tra poche settimane sarà proprio dedicata a questo evento. Quella di quest’anno non è però l’unica Giostra dedicata al pittore, architetto e storico dell’arte aretino. La prima intitolazione alla sua memoria si ebbe nell’edizione del 6 settembre 1981. In quell’occasione Vasari “condivideva” la dedica con altri due illustri aretini: Francesco Petrarca e Michelangelo Buonarroti. La dedica della lancia d’oro non è che l’ennesimo esempio dell’indissolubile legame della città con questo artista divenuto uno dei capisaldi del Rinascimento. Cercherò quindi di tratteggiare un sunto della sua vita con particolare attenzione al rapporto con la sua città d’origine.
Vasari nasce ad Arezzo il 30 luglio del 1511 e viene battezzato nella Pieve di Santa Maria, luogo da sempre deputato ad officiare il primo sacramento cristiano. Sempre ad Arezzo ebbe la prima educazione artistica impartitagli dal francese Guillaume de Marcillat, attivo in quel momento ad Arezzo per la realizzazione delle vetrate della cattedrale. A circa tredici anni venne inviato dal padre a Firenze dove ebbe modo di entrare in contatto con l’ambiente artistico più importante dell’epoca. Dopo un breve ritorno nella città natale il Vasari partì alla volta di Roma, città che gli fece conoscere altre espressioni artistiche oltre la pittura permettendogli di spaziare in più campi. Negli anni seguenti Vasari sarà sempre più impegnato iniziando a lavorare in molte città pur mantenendo forte il legame con la sua Arezzo. Con la considerevole fortuna accumulata con le sue opere, acquistò nel 1541 in Borgo San Vito, l’attuale via XX Settembre, una casa, diventata oggi un importante museo. A cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta del Cinquecento Vasari diede alla luce la sua opera più famosa che però non è né un quadro né un palazzo bensì un libro. “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”. L’opera uscì in due edizioni, la prima nel 1550 e la seconda, con molte aggiunte e correzioni nel 1568. Nel 1553 si stabilì, dopo anni di peregrinare, nella sua nuova casa ad Arezzo e questo sarà anche l’anno in cui inizierà il suo rapporto lavorativo con il granduca Cosimo I de’ Medici. Da qui in poi il granduca iniziò a commissionargli sempre più opere, soprattutto in qualità di architetto. Importante per la nostra città è sicuramento il restauro di Piazza Grande con la costruzione delle famose logge che però Vasari non riuscì a vedere completate morendo l’anno prima della fine dei lavori all’apice della sua carriera.
Le logge non sono però l’unica testimonianza artistica che abbiamo di Vasari nella nostra città. L’importante legame dell’artista con la sua città natale è testimoniato anche dalle numerose opere qui presenti. Innanzitutto, la sua stessa casa, che, come ho già detto, è diventata un museo e conserva, oltre a quadri e documenti originali, degli importantissimi affreschi realizzati dallo stesso Vasari[1]. Rimanendo in quella zona possiamo trovare opere vasariane anche nel Museo d’arte Medievale e Moderna[2], nella chiesa della Santissima Annunziata[3] e nella Badia delle sante Flora e Lucilla[4]. Per quest’ultima chiesa Vasari fu anche l’artefice di un rifacimento architettonico tra il 1565 ed il 1573. Vasari si occupò anche del restauro della Pieve di Santa Maria, chiesa a lui molto cara poiché, come ho già detto, li gli venne impartito il battesimo. Tutto questo affetto è presente anche nelle parole che dedica a questa chiesa: “…mosso io da pietà cristiana e dall’affezzione che io porto a questa venerabile chiesa collegiata et antica, e per avere io in quella apparato nella mia prima fanciullezza i primi documenti, e perchè in essa sono le reliquie de’ miei passati, che mosso, dico, da queste cagioni, e dal parermi che ella fusse quasi derelitta, l’ho di maniera restaurata, che si può dire ch’ella sia da morte tornata a vita perchè oltre all’averla illuminata, essendo oscurissima, con avere accresciuto le finestre che prima vi erano e fattone dell’altre, ho levato anco il coro, che essendo dinanzi occupava gran parte della chiesa, e, con molta sodisfazione di que’ signori Canonici, postolo dietro l’altar maggiore..” [5].
Per tutta la vita Vasari rimarrà legato a questa chiesa e qui volle essere sepolto quando la morte lo accolse il 27 giugno 1574. Il documento di morte recita infatti: “…oggi questo dì 27 Giugno 1574 piacque a Dio in domenica mattina a ore 15 e mezzo dare riposo alla felicissima e ben vissuta anima del Sor Cavaliere spron’doro Giorgio Vasari Pittore et Architetto celeberrimo, qual morse in Firenze nella sua casa in Borgo Santa Croce, el corpo del quale si mandò a seppellire Arezzo, nella sepoltura da lui fatta et ordinata alla Cappella dell’altare maggiore da lui eretto et fabbricato nella Pieve Collegiata Aretina…”
A 450 anni da quella data Arezzo si veste a festa per celebrare nel migliore dei modi l’importante artista. Un importantissimo atto di questa serie di eventi, che andranno da maggio 2024 a febbraio 2025, sarà l’edizione di giugno della Giostra del Saracino a lui dedicata. Il calendario presentato è ricco di eventi e i più importanti si svolgeranno presso il museo d’arte contemporanea e moderna sito in piazza san Francesco. È qui che in autunno tornerà, seppur temporaneamente, la chimera, opera etrusca riscoperta durante gli scavi per l’allargamento delle mura cittadine nel 1553.
Samuele Oroni
Bibliografia
-A. Tafi, Immagine di Arezzo, Guida storico-artistica, Banca Popolare dell’Etruria, 1978.
–A. Tafi, La Pieve di S. Maria in Arezzo, Calosci-Cortona, 1994.
-F. Paturzo, Arezzo medievale, dalla fine del mondo antico al 1384, Calosci-Cortona, 2002.
-G. Nocentini, Antiche memorie nelle vie di Arezzo. La storia delle vie, piazze e chiese della città antica: biografia, aneddoti, curiosità degli uomini d’arte e di cultura, Arezzo, Edizioni Helicon, 2003.
-G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Rusconi Libri, 2021.
Note
[1] Il Vasari insieme ai suoi allievi realizzò personalmente gli affreschi che decoravano le varie stanze della casa tra il 1542 ed il 1548. Il museo costituisce uno dei pochi esempi di casa d’artista rinascimentale ancora perfettamente conservata.
[2] All’interno del Museo sono conservate molte opere di Vasari. Le più importanti sono sicuramente “le nozze di Ester” e il “san Giovanni Battista”.
[3] Qui è conservata l’opera “deposizione dalla croce” realizzata da Vasari nel 1540.
[4] Nella Badia è conservata la tavola raffigurante l’assunzione e l’incoronazione della Vergine databile al 1567.
[5] “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1568)” Vita di Pietro Laurati.