“I simboli allegorici di Arezzo dipinti da Giorgio Vasari”

Una mostra nella sede di Signa Arretii per celebrare la figura di Vasari nel 450° anniversario della morte

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Sabato 1 e domenica 2 giugno, in concomitanza con la consueta apertura della sede sociale in Via Bicchieraia 30 per la Fiera Antiquaria (mattina 9.30-12.30; pomeriggio 15.30-18.30), l’Associazione Signa Arretii proporrà una mostra gratuita per celebrare la figura di Giorgio Vasari nel 450° anniversario dalla morte.

L’esposizione, ideata e curata dai ragazzi del Gruppo Cultura dell’Associazione, dal titolo “I simboli allegorici di Arezzo dipinti da Giorgio Vasari”, avrà come oggetto un’allegoria della Città di Arezzo dipinta da Giorgio Vasari attorno al 1558 all’interno della cosiddetta Sala di Cosimo I presso Palazzo Vecchio.

L’iconografia, poco conosciuta perché ubicata nell’ala del palazzo generalmente chiusa al pubblico, si differenzia dall’altra ben più nota realizzata dal Vasari presso il Salone dei Cinquecento per la presenza di una serie di simbologie dal sapore fantastico tratte dalla tradizione storica e letteraria aretina che disvelano la profonda conoscenza, e quindi anche il legame, che l’artista aretino aveva avuto nei confronti della propria terra d’origine.

Grazie alla gentile concessione della Fototeca dei Musei Civici Fiorentini, la riproduzione fotografica dell’opera sarà proiettata all’interno della sede sociale e corredata da una serie di pannelli che illustreranno le simbologie prescelte da Vasari per la composizione dell’allegoria; a fianco dei testi curati da Marco Giustini e Samuele Oroni, sarà inoltre possibile ascoltare le parole che lo stesso Vasari utilizzò per descrivere l’opera all’interno dei suoi ‘Ragionamenti’, attraverso la riproduzione di un contributo audio interpretato da Enrico Gasperini e Andrea Granata.

Il percorso espositivo sarà infine arricchito anche dall’opera creata dal socio ed artista Daniele Locci, in arte Dalo, per omaggiare Vasari, dal titolo “Un genio tra Arezzo e Firenze: il Magnificus Arretinus”.