Riparte la nostra rubrica dedicata ai cavalli che hanno fatto la storia della Giostra. Oggi parliamo di Kid, un castrone grigio che insieme a Luca Veneri ha portato al quartiere di Porta del Foro 4 lance d’oro fra il 1995 ed il 1998.
Luca grazie per aver accettato questa intervista, ti abbiamo chiesto quale è stato il cavallo da Giostra con cui hai costruito il binomio più forte e tu senza esitazione ci hai risposto Kid.
Ci racconti quando è stata la prima volta che lo hai visto? E’ stato un colpo di fulmine o avete dovuto lavorare sodo per raggiungere l’intesa che avevate in Giostra?
Grazie a voi di CorrerGiostra che mi date l’opportunità di parlare di un cavallo a cui sono stato legatissimo, non ho dubbi sul fatto che Kid sia il soggetto con cui ho costruito il binomio migliore. La prima volta che l’ho visto è stato in piazza Grande durante la Giostra, Kid infatti correva con Massimo Montefiori per Porta Sant’Andrea. Usciti dalla piazza mio padre affiancò Massimo chiedendogli se fosse disposto a venderci il cavallo e visto che durante la Giostra non si era comportato benissimo non fu difficile convincerlo a darcelo ad una cifra ragionevole. Tutto questo fu iniziativa esclusiva di mio padre perché io (oltre ad essere ancora un bambino di nove anni) avevo già in scuderia il mio primo cavallo, Bulova, a cui ero affezionatissimo e all’inizio facevo decisamente il tifo per lei piuttosto che per il nuovo arrivato.
Quale era l’unicità o il particolare che lo ha reso diverso dagli altri soggetti che hai montato?
La cosa davvero unica è stato il modo in cui giorno dopo giorno siamo riusciti a fidarci l’uno dell’altro. Per ricollegarmi alla domanda precedente devo dire che Kid all’inizio non era assolutamente un cavallo facile per un bambino come ero io, metteva in difficoltà cavalieri del calibro di Montefiori, Martino Gianni ed anche mio padre Carlo, quindi nei primi tre anni non sono sicuramente mancati i pianti e le cadute. Però avevamo una caratteristica in comune, la testardaggine. Così giorno dopo giorno io sono riuscito sempre più ad anticipare quelle che erano le sue decisioni e lui è riuscito sempre più a capire cosa gli chiedevo finché siamo diventati una cosa sola, entrambi sapevamo esattamente cosa stesse pensando e provando l’altro in quel preciso momento.
Quale era il suo pregio migliore durante la Giostra? Ed il difetto che non sei mai riuscito a togliergli?
Negli anni quello che era il suo peggior difetto, cioè il carattere difficile, si era trasformato nel suo miglior pregio. Grazie a tanto lavoro Kid era diventato di un’affidabilità assoluta, ma non era sempre stato cosi: basti dire che quando feci l’esordio in Giostra con Porta del Foro il quartiere pose la condizione che non avrei dovuto correre con Kid (tutti si ricordavano i problemi che aveva dato con Montefiori a Sant’Andrea). Io però ero sicurissimo di lui, avevo già vinto altre gare minori e forte della mia spavalda giovinezza tenni duro e dissi che “o correvo con lui o non correvo affatto”. Per fortuna il consiglio alla fine decise di darmi fiducia e devo dire che in quegli anni io e Kid l’abbiamo ampiamente ripagata.
Per quanto riguarda i difetti, mi verrebbe da dirti che non neaveva, l’unica cosa è che dopo un po’ di anni Kid si annoiava a fare la Giostra e quando arrivava nei pressi del buratto faceva degli scarti improvvisi che rendevano quasi impossibile mirare con precisione. A tal proposito ricordo bene quando debuttai a porta Santo Spirito e dovetti riportarlo in Giostra visto che il mio cavallo titolare Donny Brasco si era infortunato, arrivati ad un metro dal buratto mi fece uno scarto improvviso e la mia lancia finì sul due; ho ancora l’amaro in bocca per quella Giostraperché sentivo che sarebbe potuta essere la volta buona per colpire il centro.
Credi che sarebbe un cavallo affidabile anche per la Giostra di oggi?
Assolutamente si… ma con me sopra! Sinceramente non credo che altri giostratori avrebbero potuto ottenere quello che abbiamo costruito io e Kid insieme, ne adesso ne in passato.
Ci racconti un aneddoto della vostra vita privata per farci capire il suo carattere ed il vostro rapporto?
Per far capire il rapporto che avevamo voglio raccontarti questa cosa: in età adolescenziale i miei genitori non mi hanno mai voluto comprare il motorino per paura che potessi farmi male: io abitavo a Badia al Pino ed il punto di ritrovo dei miei amici era il club ippico a San Zeno, così per un infinità di volte io e Kid abbiamo macinato kilometri sulle strade di campagna fra San Zeno e Badia al Pino. Subito dopo mangiato lo sellavo e partivamo per tornare a casa soltanto verso sera, manco fossimo nella Pampa argentina! Questo però spiega bene quanto tempo ci siamo dedicati e quanto abbiamo lavorato per raggiungere quell’intesa che ci ha visto ottenere ottimi risultati in tutte le discipline equestri: con Kid infatti non facevo solo giostre e quintane ma anche salto a ostacoli, dressage ed endurance. Qualsiasi fosse la competizione da affrontare noi eravamo pronti.
Quando hai smesso di utilizzarlo in Giostra come è continuato il vostro rapporto?
E’ diventato il mio animale domestico, viveva completamente libero all’interno del mio maneggio ed aveva sempre a disposizione il suo box per andare a mangiare e riposare. Mi prendevo cura di lui come se fosse ancora un cavallo da competizione ma in realtà non veniva più montato ed aveva la facoltà di poter gironzolare per tutta la mia proprietà. Tutto ciò gli ha permesso di vivere fino a trentasei anni che per un cavallo è un età davvero importante. Mi sento di dire che ha avuto una vita davvero fortunata, come lo sono stato io nel potermene prendere cura per tutto questo tempo.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto ma che vorresti aggiungere?
Voglio solo rimarcare il fatto che il rapporto fra me e Kid non era una relazione classica fra un cavallo ed il proprio cavaliere: non so se è dipeso dai tantissimi giorni trascorsi insieme, dal carattere molto simile che avevamo o da altre cose, so soltanto che condividere del tempo con lui per me era come stare insieme ad un amico. Gli ho promesso amore eterno ed anche la sua morte racconta molto di lui: decise infatti di andarsene uno dei pochissimi giorni dell’anno che non ero presente alle scuderie ed io sono sicuro che l’abbia fatto per non farmi vedere la sua sofferenza e lasciarmi per sempre il ricordo di lui allegro, vivace e simpaticissimo, come lo è sempre stato per tutta la sua vita.
Leonardo Maccioni