Domenica 6 settembre è giorno di “non Giostra” come lo chiamo io, perché quando diremo che era il giorno in cui non ci fu la Giostra, gli daremo troppo peso. Invece va trattato come un bambino dispettoso e non gli va data importanza, dobbiamo continuare ad esprimere i nostri sentimenti, le nostre sensazioni, dentro di noi dobbiamo continuare a sentire gli odori, i rumori e a vedere i colori. E’ come quando sei sotto la doccia e fai scorrere l’acqua forte sopra la testa, perché in quel momento hai bisogno di sentire solo i tuoi pensieri. Va data importanza alla gente di Giostra, che poi in fondo non è che c’è chi lo è più e chi lo è
meno, chi la ama lo è. Questa gente l’ho voluta ascoltare, gli ho voluto dare voce, ho chiesto loro di buttare fuori il loro stato d’animo da non Giostra, e sono venute alla luce le anime grandi di Arezzo, con il loro amore e la loro passione per questa manifestazione. Quando si scrive con le lacrime agli occhi, penso non ci sia bisogno di dire altro, basta aprire il cuore e andare oltre.
Roberto Felici: “Quest’anno la Giostra si è fermata. Ma non si è arrestata la nostra passione, che assicurerà alla nostra festa un futuro radioso”.
Dante Nocentini: “La Giostra mi manca perché oramai è diventata parte della mia vita e se non viene corsa, è come se mancasse un pezzo di me”.
Davide Parsi: “Mi manca tutto. Il suono dei tamburi che riecheggia in città, le bandiere che ballano al vento, il colpo di mortaio che sveglia noi Aretini in quel giorno così atteso. Mi manca indossare il mio costume di cui sono ormai “geloso”; correre in lizza con la mia fedele Nuvola e ritrovarmi sempre lì, in quella piazza che ho nel cuore, che ci abbraccia tutti con i suoi colori senza distinzioni e ci regala sempre emozioni indelebili”.
Dario Tamarindi: “L’ attesa del piacere è essa stessa il piacere”.
Gabriele Innocenti: “E’ come una pugnalata al cuore”.
Gianni Cantaloni: “Mi chiedi se mi manca la Giostra? E’ come chiedere ad un pesce se gli manca il mare”.
Francesco Stocchi: “I colori della Giostra riflessi negli occhi scintillanti del nostro incedere e assordante rumore del silenzio”.
Raffaele Marcantoni: “Quel brivido che attraversa n tutta la schiena, appena vieni accolto dal fragore e dai colori della piazza”:
Giulia Basagni: “Questa estate non è stata scandita a colpi di mortaio, ma da una sensazione di vuoto: é la mancanza della Piazza vestita a Giostra, dei quartieri vivi, di quelle emozioni uniche da brivido. Ma una cosa non potrà mai mancare, l’amore per il mio Quartiere e la passione per la Giostra del Saracino”.
Paolo Nocentini: “Non c’è mare senza acqua, non c’è sole senza luna, non c’è cuore senza amore…non c’è Arezzo senza Giostra”.
Alessandro Dragoni: “La giostra per un aretino e quartierista non e’ solo folklore, e’ una passione quasi morbosa che dura 365 l’anno, un attaccamento a qualcosa che ti senti “tuo”…Arezzo, i quartieri e la stessa Piazza Grande senza la loro Giostra, senza la loro gente che la colorano a festa, non potrà mai essere la stessa città che ogni anno fa fremere e sperare migliaia di aretini….ecco perché mi manca la Giostra, proprio perché quest’anno non potrò vivere tutto questo”.
Elisa Pieschi: “Mi manca perché l’aspetto con ansia tutto l’anno come i bambini aspettano Babbo Natale”.
Claudio Milesi: “La Giostra mi manca perché è una parte di me, mi mancano i rumori della giostra, gli odori, i colori, le sensazioni, le attese e le speranze, mi manca sta maledetta bella cara Giostra”.
Maurizio Sgrevi: “La Giostra mi manca, ed ho sempre pensato che mi sarebbe mancata, perché scandisce la mia vita. Tutto l’anno attendo giugno e settembre per immergermi nella sua atmosfera. Solo chi sente questa passione mi può capire”.
Mariachiara Gamurrini: “Manca la Giostra perché è aria! Manca per la vita nei Quartieri, per le strade, per la Piazza… Manca nei colori delle bandiere, nei canti, per il suono dei tamburi e delle chiarine. Manca per l’odore della lizza, per lo scalpitio dei cavalli, per il tonfo della lancia sul tabellone. Manca anche per gli avversari, quelli con cui sei amico tutto l’anno, ma che in quei giorni non puoi proprio tollerare. Manca la Giostra perché scandisce le mie estati, e segna il mio calendario. Manca perché la Giostra è Arezzo ed Arezzo non è la stessa senza Giostra”.
Barbara Boncompagni: “Non è solo il tuo quartiere. Non sono solo i tuoi colori. Neppure solo le serate trascorse INSIEME in sede. È tutto ciò che ti emoziona sin da quando eri bambino che manca…ci sei cresciuto…ti ha tolto il fiato e fatto versare lacrime di gioia. Manca tutto! Le sfoglie. I maccheroni. I turni del servizio. Le prove. Il colpo di mortaio. La sfilata. L’ingresso in piazza. La Giostra! Tornerà certo, ma intanto manca immensamente”.
Simona Senesi: “Tanto la festeggeremo noi quella della rinascita!”.
Marco Salvadori: “La Giostra mi manca perché fa risvegliare negli aretini il senso di appartenenza alla loro città, alla sua storia ed alle sue radici”.
Francesco Ricciarini: “Mi manca l’atmosfera di festa che si crea nel pregiostra, l’aria di competizione e l’impegno (a volte oltre le proprie possibilità) di ogni figurante a far si che questa nostra tradizione possa crescere ad ogni edizione… mi manca la tradizione, le prove, i riti e gli attimi in Borgunto ad attendere quel sospirato colpo di mortaio che fa incominciare la magia della Giostra!”.
Massimo Castellani: “Perché ormai la Giostra fa parte della mia vita …e quest’anno è come se mancasse un appuntamento atteso allo stesso livello di una ricorrenza che oramai fa parte di te ….i momenti importanti nella vita di una persona sono: il compleanno, il Natale…. e la Giostra”.
Elisa Capponi: “Nessun suono, nessun colore, nessuna altra emozione se non la tristezza!”.
Sabrina Baielli: “Manca come l’aria perché si quasi più della piazza mi manca l’atmosfera.. l’aria di giostra”. L’adrenalina dell’attesa, i foulard, i turni, le prove, la grande passione condivisa e il colpo di mortaio che scandisce i tempi”.
Marco Oroni: “…quel sentire il vociare del quartiere, la musica che entra facendoti venire la pelle d’oca…soprattutto l’apoteosi la “Piazza”,”LA GIOSTRA”.
Francesco Sebastiano Chiericoni (L’Araldo): “C’è qualcuno che mi sa dire che cos’è… questo senso di vuoto sceso dentro me…”. Questa strofa di una canzone di Eros Ramazzotti, rappresenta certamente lo stato d’animo di tutti noi ma, in questi giorni, ogni aretino sa dare una risposta alla domanda… il vuoto lasciato dalla mancanza di Giostra è incolmabile, ma dobbiamo riempirci il cuore di speranza, che tutti i quartieristi tornino a gioire, a piangere e ad abbracciarsi”.
Giulio Cirinei: “Click, click click, click click click… Ah, no………….”.
Alessandro Ghinelli: “A quest’ora saremmo stati in piazza Grande a vivere le emozioni che solo la Giostra sa regalare alla città. E mai come in questo caso, è vero che il valore di certe cose lo comprendi appieno quando ti vengono a mancare. Non nascondo che firmare l’annullamento delle due edizioni del Saracino è stata una delle decisioni più sofferte di questo periodo“.
Simonetta Berbeglia: “Oggi è stata una sorta di venerdì santo, niente campane quel giorno. Niente mortaio oggi, una giornata non scandita dai suoi colpi. Completamente disorientata“.