La storia del torneo cavalleresco

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Prende il via oggi una pubblicazione di “articoli storici” curata da Samuele Oroni che ci accompagnerà nel nostro cammino fatto di passione e amore per la Giostra del Saracino. Un articolo al mese in uscita il giorno prima della Fiera dell’Antiquariato.

Una “Lettura della storia” utile a capire, conoscere, scoprire e ripercorrere una tradizione quasi secolare come quella della Giostra del Saracino partendo dalle origini lontane come quella di oggi “La storia del torneo cavalleresco“.

Il torneo era un combattimento, singolo o a squadre, che si svolgeva all’interno di un recinto circolare, il cui nome deriva dal francese “tourner” “roteare o “girare”.

Il torneo poteva essere svolto sia a piedi o a cavallo.

Nello specifico il torneo cavalleresco nasce per il bisogno del cavaliere di mantenere la forma fisica ed allenarsi alle tecniche della guerra in tempo di pace.

Tuttavia, non abbiamo traccia dei tornei, o meglio, dei tornei per come noi ce li immaginiamo prima dell’XI secolo.

Le fonti sull’origine di queste attività sono scarse, forse dovuto alla censura operata dagli intellettuali ecclesiastici, i quali ricordiamo li condannarono a causa della loro mondanità arrivando addirittura a proibirli in tre concili (Clermont 1130, Reims 1131 e Laterano del 1139).

Una prima descrizione di torneo ci viene data nell’anno 842 da Nitardo, condottiero, diplomatico, abate laico e storico, il quale ci racconta di una battaglia simulata organizzata per celebrare l’alleanza fra Carlo il Calvo e Lodovico il Germanico. Questo torneo rappresenta principalmente qualcosa di molto simile ad una rappresentazione teatrale, con i due eserciti che dapprima si scontrano per poi fuggire inseguiti dai rispettivi re che richiamavano i propri uomini alla battaglia. Nulla però indica il fatto che i contendenti fossero a cavallo, ad eccezione dei comandanti.

Più sicura è l’esistenza dei tornei in Francia a partire dal XII secolo.

Il cronista inglese Matteo Paris, a proposito dei tornei francesi, ci parla di “conflictus gallicus” ed “hastiludium” per indicare gli scontri effettuati con la lancia leggera.

Dalla Francia questi tornei si diffusero rapidamente anche in Germania, Inghilterra ed Italia del Nord.

Non dobbiamo però immaginarci fin da subito i tornei come fastosi eventi cavallereschi. Infatti, per molto tempo la forma più diffusa di torneo, che rimase la principale fino al XII secolo, era quella della mischia e consisteva in una sorta di simulazione della guerra.

I soldati potevano esercitarsi alle tecniche della guerra, utilizzando strategie e strumenti che poi sarebbero serviti sul campo di battaglia. Queste mischie si svolgevano in campi aperti poco distanti dalle mura cittadine davanti ad un pubblico.

Inizialmente queste mischie si differenziarono poco dalla guerra vera, infatti sono molte le testimonianze di tornei sfociati in rissa e di feriti durante lo svolgimento.

Questo tipo di torneo però fu anche molto utile, sappiamo che i francesi ne beneficiarono molto riuscendo ad arrivare già pronti alle battaglie.

In Inghilterra, dove erano stati proibiti, furono reintrodotti da Riccardo I “Cuor di Leone, in modo che i propri uomini non fossero svantaggiati nello scontro contro i francesi.

Il termine mischia è adoperato ancora oggi per indicare quella fase di gioco del rugby nella quale le due squadre si fronteggiano con un contatto spalla a spalla in seguito ad una irregolarità.

Il torneo cavalleresco, per come lo intendiamo noi oggi, lo troviamo all’inizio delle azioni, quando due cavalieri decidevano di isolarsi rispetto agli altri componenti e si scontravano tra di loro. Assume sempre più valore a seguito dell’individualismo dei cavalieri che proprio in questa fase cercavano di consacrarsi.

Con il passare del tempo da una simulazione di guerra si va sempre di più nella direzione di spettacolarizzazione del gesto atletico. I tornei divennero quindi grandi feste organizzate da un signore locale per festeggiare una particolare ricorrenza.

A questi giochi però potevano partecipare solamente i nobili a differenza del passato quando chiunque, di qualsiasi estrazione sociale, poteva mettersi in gioco per dimostrare il proprio valore.

In questo periodo l’attenzione più che sullo scontro in sé si spostò sulle armature, le imprese dei cavalieri, le armi, i gioielli ed i blasoni.

I cavalieri iniziarono a tralasciare la guerra per concentrarsi in queste attività, le quali divennero per alcuni anche molto redditizie e sicuramente meno pericolose. L’immagine del cavaliere guerriero viene a modificarsi nel tempo e da paladini ammirati, i cavalieri iniziarono ad essere presi in giro dal popolo. Erano lontani i tempi dei veri valori cavallereschi. Quello che rimaneva era solamente la letteratura alla quale gli stessi cavalieri facevano riferimento in modo da rievocare i fasti del passato.

In età moderna le giostre continuarono ad essere corse saltuariamente. Divennero più comuni la giostra all’anello o la giostra del saracino abbandonando totalmente la mischia.

Abbiamo alcune testimonianze di tornei e di giostre organizzate in occasione di ricorrenze religiose o per festeggiare il carnevale. Spesso erano allestiti grandi tornei per celebrare il matrimonio di due signori come nel caso delle nozze tra Eleonora dei Medici e Vincenzo Gonzaga nel 1584 o di Francesco I e Bianca Cappello nel 1579.

L’utilizzo del torneo come strumento politico cadrà in disuso per tutto il XIX secolo ed avrà una ripresa solamente con l’avvento del fascismo. Il partito, costituito nel novembre del 1921, per rievocare i fasti del passato iniziò un’opera di riesumazione delle antiche feste celebrate nelle varie città italiane in modo da poter ottenere consensi da parte della popolazione.

Samuele Oroni 

Note

[I] Si sta parlando dei Giuramenti di Strasburgo (Serments de Strasbourg). Nell’842 Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si incontrarono a Strasburgo per stringere un patto di alleanza contro il fratello Lotario. Histoire Des Fils De Louis Le Pieux, libro III

[II] Matteo paris, cronica majora, pp. 309,650

[III] Il matrimonio venne celebrato a Firenze il 29 aprile 1584, vennero organizzate feste giochi e fuochi artificiali. Questo matrimonio venne immortalato su tela da Jacopo Chimenti detto Empoli, conservato nella galleria degli Uffizi.

[IV] Le nozze avvennero segretamente il 5 giugno 1578 per poi essere replicate pubblicamente il 12 ottobre 1579.

 

Bibliografia

– Andrea Zorzi, Manuale di storia medievale, UTET Università, 2020.

– Duccio Balestracci, La festa in armi. Giostre, tornei e giochi del Medioevo, Laterza, 2001.

– F. Franceschi, I. Taddei, Le città italiane nel Medioevo. XII-XIV secolo, editore Il Mulino, 2022.

– Giochi, tornei e sport dal Medioevo all’età contemporanea, Andrea Livi editore, 2005

– L. Artusi, S.Gabbrielli, Gioco, giostra, palio in Toscana, Edizioni S. P. 1978

-F. Cardini, alle radici della cavalleria medievale, Firenze 1981

-G. Duby, Guglielmo il maresciallo. L’avventura del cavaliere, Laterza, 2004

-Jean Flori, Cavalieri e cavalleria nel Medioevo, Einaudi, 1999.

-Jean Flori, La cavalleria medievale, il Mulino, 2016

-L. S. Cristini, Cavalieri in giostre e tornei Vol. 1-2: Le dame, i cavalieri, l’arme, gli amori del XV e XVI secolo, 2019

-Matteo Paris, chronica majora, a cura di H. R. Luard in Rerum Britannicarum medii aevi scriptores, Londra 1872-1883

-Nitardo, Histoire Des Fils De Louis Le Pieux

-Nitardo, Historiarum libri IV

-V. Forcella, Spectacula, ossia, caroselli, tornei, cavalcate e ingressi trionfali, Milano 1896