Alberto Branchi è il nuovo Capitano di Porta Crucifera e va a sostituire il dimissionario Andrea Bidini. Alberto, 36 anni, agente di commercio, è nato e cresciuto ai Cappuccini, in pieno territorio rossoverde, vicino di casa del plurivittorioso Rettore Aldo Brunetti. Anche se non è “tra i ragazzi delle lastre” (così si indica i nati dentro la cinta muraria) inizia a frequentare il Quartiere rossoverde fin da giovane. Da ragazzo si è vestito per musici e sbandieratori mentre dal 2005 entra in piazza con i colori rossoverdi. Consigliere da quattro anni fa dove ha ricoperto il ruolo di Cancelliere e Maestro d’Armi fino ad oggi Capitano di quartiere.
Alberto, ci può dire come si è arrivati alla sua nomina? Se lo aspettava?
Sinceramente non me l’aspettavo, Andrea Bidini per motivi familiari, non ce la faceva più a stare dietro a tutti gli impegni che richiede il ruolo di Capitano. I lavori di costruzione del campo prova assorbono totalmente risorse e tempo, quello che gli altri Quartieri hanno fatto in vent’anni noi lo stiamo facendo in sei anni con l’ambizione di farlo anche meglio, ma richiede tanto impegno. Oggi la Giostra è diventata quasi un secondo lavoro per il tempo che richiede, io, purtroppo a causa del Covid, lavorando nel settore alimentati e dell’ antiquariato (due settori che da mesi sono fermi o quasi), diciamo che ho più tempo libero in che mi ha permesso di accettare questo ruolo per questi otto mesi. Il passaggio tra Andrea e me è stato assolutamente indolore e dolce, Andrea è rimasto in Consiglio e continuerà a darmi una mano nella squadra tecnica.
Settimo capitano in dieci anni a Colcitrone, si può ben dire che sia un ruolo che scotta. Questa volubilità è dovuta solo alla assenza di vittorie o c’è dell’altro?
In Colcitrone di semplice non c’è niente, questo lo sappiamo, certamente Crucifera sta vivendo un periodo storico che gli altri Quartieri hanno già vissuto, pensiamo a Santo Spirito prima o a Porta del Foro più recentemente. Santo Spirito, ha vissuto quegli anni di non vittorie quando noi vincevamo una Giostra si e una no. Sono cicli storici. Colcitrone è abituato a vincere, e vuol sempre vincere comunque vada, ma c’è da fare i conti con la realtà. Stiamo ricostruendo e mettendo le basi per il presente e un futuro di nuovo importante, ci vuole pazienza, ognuno di noi si deve prendere le responsabilità per il ruolo che ricopre.
Porta Crucifera ha vinto una Lancia d’Oro negli ultimi 10 anni, oltre ai Capitani sono cambiati giostratori e allenatori. Questa instabilità credi che abbia influito sui risultati?
Moltissimo. Sono entrato in Consiglio credendo fortemente e convintamente in Carlo Farsetti, speravo che potesse risolvere la situazione, però ci sono state alcune incomprensioni e non è andata come ci aspettavamo. Il ruolo dell’uomo a terra è una figura che nel bene o nel male ti fa cambiare le strategie, è un elemento in più che negli anni in cui vincevamo non era presente, se non marginalmente. Ancora più importante lo è quando hai dei giostratori giovani a cui devi dare un punto di riferimento e dargli modo di lavorare per un medio periodo dando loro una continuità.
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: certamente le sconfitte fanno male, ma possono essere anche momenti importanti di crescita e messa in discussioni di vecchi metodi gestionali. Porta Crucifera dove in cosa è andata avanti?
A Porta Crucifera ne ho viste di tutte i colori: schiaffi ai giostratori, urla, “sfurfurine” in piazzetta. Sono tre anni che quando ritornano i ragazzi (i giostratori ndr), anche se non siamo stati fortunati vengono comunque applauditi. In piazza si entra sempre per vincere ma la gente ha capito che i ragazzi vanno sostenuti e aiutati. Poi è chiaro, se son rose fioriranno, vedo più comprensione rispetto al passato, più consapevolezza nel nostro popolo.
In questi anni il Quartiere di Crucifera ha subito una importante fase di transizione, dal punto di vista tecnico tre anni fa è stato deciso di investire su una coppia di giostratori giovani sicuramente talentuosi, ma ancora da formarsi. Come giudichi la loro crescita?
Io sono parte della squadra tecnica dai tempi in cui giostrava Marco Chierici, e quindi posso dire di aver visto tante crescite e altrettante cadute, in questo caso è davvero la prima volta in cui si fa un progetto su dei ragazzi giovani di cui ci siamo presi la responsabilità di farli esordire in Giostra nel 2018, penso che da allora siano cresciuti mentalmente, tecnicamente e penso che cresceranno ancora. Di sicuro hanno da migliorare nella consapevolezza, nel ritmo gara, nella determinazione di centrare l’obiettivo, nel focalizzarsi sull’obiettivo. Per il resto io sono fiducioso e credo che si possa solo far meglio, ci credo molto, anche se quest’anno devo dire che partiranno tutti sullo stesso piano, non ho adesso dei titolari prestabiliti.
In questi tre anni si sono ritirati per varie ragioni Andre Carboni, Filippo Fardelli e Jacopo Francoia, mentre di recente c’è stato un ritorno e altri forse arriveranno? Pensi che possano giocarsi le loro carte alla pari o punterai ancora sulla coppia Rauco e Vanneschi?
Come ti ho detto per me quest’anno possono partire tutti sullo stesso piano. Stiamo ridiscutendo il rinnovo dei contratti per i prossimi due anni, anche per dare al prossimo Consiglio un parco giostratori adeguato, cosa che tra l’altro tre anni fa non è avvenuta.
Ad oggi i giostratori a Crucifera sono contati, come intendi andare a colmare questo gap?
E’ evidente che c’è ancora un gap da colmare, però io credo che nessuno nasce imparato, guardiamo cosa avvenne a Santo Spirito, ricordiamo cosa avvenne a Cicerchia nella prima Prova Generale o il tempo che ci è voluto per diventare il giostratore che è oggi, in assoluto il più forte in piazza, per Gianmaria Scortecci. Il gap si colma con il lavoro, con l’organizzazione e con lavoro di gruppo, con la voglia di stare insieme e l’appartenenza a Colcitrone. Se pensiamo che fare il giostratore possa essere solo un lavoro non abbiamo capito niente anche perché le risorse economiche finiscono, quindi deve esserci veramente una partecipazione che nasce dal sentimento di appartenenza e di abnegazione, se ci saranno questi elementi con i nostri giostratori possiamo andare lontano. Stiamo valutando alcune ipotesi per aumentare il tasso tecnico del parco giostratori. Sicuramente vorremmo inserire dei giovani, ma giovani giovani, per formare una “cantera”, dalla primavera dovremmo avere a disposizione anche i paddock e box dove ospitare i cavalli e quindi poter riuscire portare avanti e far crescere dei ragazzi più giovani.
Tra giovani e titolari, quale pensi debba essere il numero giusto di giostratori per un Quartiere?
Ho vissuto momenti in cui c’erano sei giostratori tra riserve e titolari, altri in cui ne avevamo quattro, non credo che ci sia un “diario delle giovani marmotte”, non credo che esistano regole prestabilite per “un perfetto Saracino”. Credo che ogni situazione sia diversa e che di volta in volta si debba lavorare con quello che abbiamo, quindi non credo esista un numero perfetto a priori.
Dopo una parentesi a Porta del Foro Alessandro Vannozzi è tornato a Colcitrone, come giudichi il suo lavoro e in cosa è diverso da chi lo ha preceduto?
Alessandro è Alessandro, nel senso che non c’è un aggettivo per descriverlo: per me, anche da ragazzo, era, ed è, Colcitrone. Sono stato il suo palafreniere per anni, ho un ottimo rapporto con lui. E’ una figura di riferimento, nel suo modo dà una mano davvero importante ai giostratori, non è l’allenatore di lancia perché non è propriamente un allenatore o un uomo a terra, anche perché secondo me quest’anno dobbiamo un po’ riappropriarci e imparare qualcosa noi. Alessandro non insegna solo ai giostratori, insegna anche a noi come riuscire a fare, per poi prendere in mano il tutto per cercare di essere più autonomi. C’è un bel clima, siamo tutti sereni, Alessandro sa quando scherzare e quando essere attenti, siamo davvero contenti.
Nel mentre è stata interrotta la collaborazione con Barbagli, ci puoi dire i motivi della fine della collaborazione e se pensi che sarà necessario trovare una nuova figura da affiancare ad Alessandro?
Stiamo valutando alcune figure che potrebbero dare una mano ad Alessandro, però ti ripeto che non vogliamo avere un allenatore propriamente detto, perché secondo noi deve finire questa storia dell’allenatore, che tra l’altro hanno un peso sulle casse dei Quartieri non indifferente. Di Barbagli posso dire che è una persona splendida, dal punto di vista umano lo devo solo ringraziare, si è messo a disposizione in maniera assolutamente positiva sia professionalmente che umanamente. Forse un po’ ha pagato che non conosceva benissimo le dinamiche giostresche essendo un istruttore di cavalli e forse noi non siamo riusciti a farle capire fino in fondo, abbiamo comunque imparato qualcosa da lui. Diventato babbo ha il suo centro da mandare avanti, anche di tempo non ne rimaneva tantissimo. Entrambi forse avevamo bisogno di altre situazioni.
Oggi il ruolo del Capitano è molto più impegnativo che in passato, c’è bisogno della sua presenza quasi quotidiana al campo, può dirci come si organizza lavoro e impegni durante la settimana?
C’è una riunione praticamente ogni sera, come ti ho detto stiamo lavorando sul rinnovo dei contratti, devi organizzare la squadra tecnica e l’area dello staff, ti incontri con il Rettore, organizzi il lavoro dei ragazzi che danno una mano al campo, vai a trovare i giostratori presso le loro strutture. E’ un impegno costante e quotidiano, per gli allenamenti per ora si svolgono nel week end, ovviamente in attesa di sapere se a giugno correremo o no Giostra. E’ un lavoro importante, ma bello.
Nel 2016 fu scelto il terreno dove strutturare il campo prova, a sei anni da allora a che punto stanno i lavori?
In primavera spero che saranno pronti i box e i paddock, così che potremo ospitare i cavalli. I lavori sono a buon punto, di sicuro siamo su di un terreno enorme, intorno a tre ettari e mezzo, ma non stiamo a recriminare sulle scelte, questo abbiamo, certamente richiede un impegno di mantenimento significativo. La prima cosa che abbiamo fatto appena insediati con questo Consiglio era riuscire a consolidarne il diritto di superficie e la conseguente possibilità di acquisto, prima infatti eravamo solo in affitto. Adesso stiamo aspettando il piano attuativo della regione, ma siamo comunque andati molto avanti, abbiamo anche piantato alberi, stiamo pensando ad una siepe lungo il confine, ad un orto sociale. Più tecnicamente lungo la riproduzione della lizza abbiamo ricostruito Borgunto con delle siepi appositamente studiate, abbiamo fatto la parte del loggiato. Mi fa piacere sottolineare che molto è stato fatto grazie ai nostri sforzi, a partire da molti consiglieri fino ai tanti quartieristi, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato fin dove era possibile, per gli altri aspetti ci siamo rivolti a ditte esterne. A breve saremo in grado di alloggiare sei – sette cavalli, tra cui quello di proprietà del Quartiere acquistato l’anno scorso. Non posso dire ancora quando sarà tutto finito ma stiamo andando avanti a gonfie vele.
Questo comporterà un impegno quotidiano per la gestione dei cavalli, il Quartiere di Porta Crucifera è pronto?
Questo sinceramente non te lo so dire perché non lo abbiamo mai fatto, sicuramente non possiamo non trovarci non pronti. L’impegno ce lo richiede, le persone ci sono, ma nessuno nasce imparato, anche imparando dai propri errori, sicuramente un po’ di scuola l’abbiamo fatta quando per alcuni mesi durante la collaborazione con Barbagli eravamo alloggiati presso le stalle a San Zeno, stalle professionali gestite in autonomia. Siamo consapevoli che sarà un gran lavoro di organizzazione, ma ce la dobbiamo fare, siamo carichi.
Ci puoi dire di quante persone abbia bisogno una squadra tecnica per portare avanti tutto il lavoro?
Non bastano mai, i ruoli da ricoprire sono davvero molteplici. Ci vogliono innanzitutto persone che abbiano voglia di lavorare e di cui ti puoi fidare, che siano puntuali e rispettino gli impegni presi. I cavalli, oltre il nostro, sono dei giostratori e quindi devi avere un numero congruo non solo quelli per la piazza. Quest’anno abbiamo aumentato il numero dello staff, anche i consiglieri dell’area tecnica stanno dando il loro contributo.
Un campo prova porta con se anche dei costi, quanto incideranno sul bilancio?
Questa è una domanda che devi fare a Federico Secchi (il cassiere del Quartiere ndr), che è molto competente e preciso.
Colcitrone ha da poco acquistato il suo primo cavallo di proprietà, gli altri cavalli sono di proprietà dei Giostratori. Negli altri Quartieri sono molti i cavalli di Quartiere. Pensi che questa sia una strada che percorrerà anche Porta Crucifera?
Si, il primo cavallo di proprietà di Colcitrone si chiama Calletto ed è un sella italiana di otto anni. Se tu mi avessi fatto questa domanda tre anni fa ti avrei risposto cavalli di proprietà del Quartiere, adesso con il mondo in questa situazione e entrate ridottissime ti dico che la migliore situazione è un ibrido. Uno, due cavalli di proprietà del Quartiere, che poi devono essere valutati e adatti alla Giostra, i costi non sono tanto nell’acquisto, ma è il mantenimento oneroso. Questi devono fungere da “jolly” da utilizzare in caso di bisogno o anche come scuola di equitazione per i giovani. Ci sono invece dei soggetti che a seconda della maniera di monta, dell’ideologia di equitazione che ogni giostratore ha deve poi sapersi coltivare.
Veniamo alla cronaca, la pandemia ha stravolto la nostra vita e le nostre abitudini, anche la Giostra ne è stata coinvolta. Ovviamente tutti noi speriamo di tornare al più presto alla normalità, ma ancora sembra ci vorrà del tempo, nel mentre si parla per la Giostra di un piano “b”, a cosa credi si possa rinunciare pur di riuscire a scendere in piazza questa estate?
Ti direi di non rinunciare a niente, però con raziocinio posso dire che purtroppo a differenza dell’anno scorso quando dicemmo: “o la Giostra si fa come sempre o niente”, quest’anno mi sento di dire che dovremmo riprendere in considerazione questa posizione. E’ chiaro che se si parla di Giostra senza pubblico, senza sfilata, ma soprattutto senza il suo incipit, tutto il pre Giostra per intendersi, nonché le sue entrate che ogni Quartiere deve necessariamente avere è dura. Non dimentichiamoci che i Quartieri in gran parte si autofinanziano grazie a questi momenti. Bisogna cercare di trovare il miglior compromesso tra la sicurezza della salute pubblica e l’organizzazione della Giostra.
Chiudendo in leggerezza, nella Giostra spesso al nome viene affiancato da un nomignolo, tu sei conosciuto come Buzzino, da cosa deriva questo soprannome?
Me lo porto dietro d quando avrò avuto 5 anni, se non ricordo male credo me lo abbia dato mio fratello. Anche perché secco secco non sono mai stato (ride ndr). Però dai, è un soprannome con cui mi conoscono praticamente tutti, addirittura qualcuno che mi conosce poco pensa che sia il mio cognome. Quindi ormai va bene così, inutile lottare contro i mulini a vento, me ne faccio una ragione, non è certo un problema.
Riccardo Pichi