Manuele Formelli e l’equitazione sono una cosa sola da sempre. Le sue qualità e doti tecniche sono indiscusse basta ripercorrere la sua carriera agonistica. Persona molto riservata mai sotto i riflettori. Parlare di cavalli e Saracino con lui è un piacere, quelle chiacchierate che non vorresti mai interrompere. Entrato nel mondo della giostra in punta di piedi oggi è sicuramente l’allenatore di punta della piazza. Dalle sue parole e dai suoi occhi esce fuori tutto l’amore e la passione per il cavallo, l’equitazione e la Giostra del Saracino uno stimolo quest’ultima, sempre in evoluzione. Con lui chiudiamo le interviste agli “uomini a terra” figura oggi imprescindibile nello staff tecnico di un quartiere. 

Dopo due anni di stop mentalmente quanto è difficile ritornare in piazza.

Dobbiamo ritrovare gli stimoli, portare i giostratori mentalmente e tecnicamente alla condizione ottimale per correr giostra. 

È difficile lavorare sull’aspetto mentale.

La storia dice che non è mai stato troppo difficile per me, sono una persona con la mentalità competitiva poi dopo un anno e mezzo di fermo il test lo devo fare anche io. In questo lungo stop ho cercato di far trovare loro stimoli nuovi, come migliorarsi a livello equestre o portare avanti cavalli nuovi. Adesso invece entriamo nello specifico a settembre si corre.

In questo lungo stop come hai lavorato.

La prima parte quella prima della cancellazione è stata anomala, si lavorava a vista il pensiero era tutt’altro che alla giostra e mentalmente eravamo un po’ tutti confusi. Poi quest’anno dove c’erano più speranze fino alla conferma della data abbiamo portato avanti il lavoro su cavalli e cavaliere. Dal momento che ci hanno dato l’ufficialità devi iniziare a guardare il particolare ad essere molto attento e preciso. 

Oggi tra gli allenatori sei ritenuto il top player. È difficile lavorare con i giostratori dal punto di vista equestre e trasmettere loro i tuoi insegnamenti?

Bisogna sempre cercare la semplicità, negli ultimi anni c’è stata tanta crescita, molti ragazzi venivano da una esperienza formativa di equitazione o addirittura erano autodidatti. In questi casi devi cercare di rendergli la vita facile, semplice nelle spiegazioni non complicare mai le cose. Dopo arriva il lavoro sulla lizza, far capire che se un giostratore lavora bene e di testa è libero i 46 metri diventano 100.

Dal tuo ingresso nel mondo saracino ad oggi è migliorato il livello di equitazione?

Oggi è migliorato sicuramente, i giovani che si avvicinano al saracino sono tecnicamente più preparati. Quando un ragazzo inizia a lavorare a dodici tredici anni aiuta tanto. Personalmente ho sempre avuto la fortuna di lavorare con ragazzi disponibili e quella è una dote importante che aiuta. Nel passato le cose erano diverse negli ultimi dieci anni si è vista tanta crescita le cose si sono evolute, sono arrivati tanti ragazzi giovani anche alle scuderie dei quartieri inevitabilmente è aumentata la conoscenza e competenza, ci sono stati tanti cambiamenti.

È più facile lavorare con i ragazzi giovani.

Sicuramente, riesci a forgiare meglio il giostratore come vuoi tu, sappiamo bene che è diverso lavorare con giostratori “maturi”. Ho lavorato con Stefano e Enrico con loro non ho avuto problemi perché c’è stata fin da subito fiducia reciproca. Stefano sapeva che avrei potuto dare a lui molto per la preparazione del cavallo, Enrico mi conosceva da una vita.

Quanto può essere difficile preparare mentalmente un giostratore per correre il saracino. 

Non è facile perché la giostra non ti da la possibilità di poterti rifare subito mentre in tutte le altre competizioni, come ad esempio nel salto ostacoli, dopo qualche settimana hai la chance di rifarti aggiustando il tiro e migliorare alcune cose nel cavallo e nella preparazione alla gara.  Nel saracino sono due colpi da sparare in un anno, ci devi arrivare molto libero di testa, deciso e senza paure. La testa è fondamentale, se i giostratori di Arezzo con la preparazione che hanno corressero la giostra a Torino piuttosto che a Lecce vedremmo un sacco di spareggi a colpi di cinque.

Ci spieghi come si può arrivare alla domenica sgombri e decisi senza paure o incertezze. 

Ti devi preparare bene, arrivare pronto alle prove creandoti degli obbiettivi.

Quale invece la fase più difficile nella giostra.

Ho avuto a che fare con molti debuttanti, con loro la cosa più importante è trasmettere tranquillità. Devi essere libero di testa, sarà per la mia esperienza ma io lo sono in ogni fase, anche quando accompagni al pozzo cerchi di attirare a te il giostratore e catturare la sua attenzione.

Una volta catturata la loro attenzione cosa succede.

Dipende dal soggetto, cerchi di non far vivere loro quel catino che è la piazza e isolarli. I giostratori devono cercare di essere in una campana di vetro.

L’aspetto più complicato della carriera secondo il tuo punto di vista, la partenza?

La testa. La partenza se sei libero di testa è molto più semplice di quello che sembra, poi il mio ruolo li al pozzo ha la sua importanza. Mi piacerebbe fare come avviene con Enrico ma lo faccio solo con lui, tutti gli altri hanno esigenze diverse.

Quando sei entrato nel mondo della giostra lo hai trovato come te lo aspettavi?

Non è facile lavorare con tutto il contorno. Nell’approccio equestre ancora oggi c’è molto da lavorare al di là della tecnica pura.

Si dovrebbe lavorare a porte chiuse?

Quando sei solo lavori meglio e una volta che scendi da cavallo devi pensare ad altro. Non devi sempre essere immerso sul mondo saracino altrimenti si arriva la domenica che sei scarico e invece devi arrivare libero di testa. 

Oggi sempre più ragazzi si avvicinano al Saracino con il sogno di diventare giostratori, quale consiglio daresti loro.

Deve vivere una scuderia non per forza quella di un quartiere, capire quello di cui ha bisogno il cavallo, si diventa bravi sopra un cavallo anche capendo di cosa ha bisogno sotto tutti i punti di vista: vedere come lavora un maniscalco, un veterinario, carpire da chi ha più esperienza tutte le sfaccettature del cavallo e dell’equitazione. Da tutto questo ti viene fuori la passione e quella ti porta a fare una cosa nel migliore dei modi. 

Alla fine la Giostra del Saracino è davvero così difficile come la descrivono tutti?

Per una persona che monta a cavallo molto bene e conosce l’equitazione non è poi così difficile tecnicamente. Conta moltissimo l’aspetto mentale, per uno che sa montare a cavallo bene nel breve riesce ad arrivare. A casa un giostratore si allena per fare 46 metri dritti e colpire il cinque o il quattro, in piazza fai le prove sempre ripetendo queste due cose: mi dici quale altro sport esiste al mondo che ti devi preparare solo per fare queste due cose. Ti faccio un esempio, chi fa salto tutte le settimane si trova un percorso diverso così se corri in moto e potrei continuare a calcio affronti avversari diversi, nel tennis terreni e avversari diversi non so se riesco a farmi capire. 

Quanto è difficile costruire il binomio. 

Dipende dalla bravura del cavaliere, ovvero quanto è capace ad andare a cavallo. 

Quanti binomi forti ci sono in piazza oggi.

Gianmaria Scortecci, Davide Parsi, Tommaso Marmorini con Sibilla.

Quali invece sono a tuo parere i due cavalieri più bravi, non mi riferisco ai giostratori ma “cavalieri”.  

Enrico Vedovini e Gianmaria Scortecci.

Ti pace allenare nella giostra, oppure è un lavoro poco stimolante.

Mi piace molto la competizione, trasmettere ai ragazzi le sensazioni che ti da una gara da affrontare. Questo aspetto mi piace molto, nel periodo invernale non è certo stimolante per molti motivi, quando l’obbiettivo è lontano non è mai semplice devi sempre cercare di dare loro gli stimoli giusti per far migliorare cavaliere e cavallo.

Ti faccio la stessa domanda fatta a Pelosi: sarebbe utile avere durante l’anno qualche gara per verificare il lavoro fatto e confrontarsi con gli altri in terreni neutri?

Potrebbe essere un’idea buona, potersi confrontare però sempre a livello istituzionale anche se qualcosa andrebbe cambiato. Non possiamo fare altre gare in vista della giostra con lo stesso tabellone tanto per fare un esempio. Fare cinque è una cosa difficilissima più di testa che tecnica però non si può fare solo quello.

Se la giostra è una questione di testa ci sono stati in passato giostratori che tecnicamente  erano bravi più di quello che poi hanno dimostrato in piazza?

Si ci sono stati e la testa è stato il fattore principale della loro crescita e affermazione.

La formula attuale delle prove ha una sua utilità dopo un anno di allenamenti?

Mi riallaccio al discorso che facevamo prima, della monotonia di questo tipo di allenamento, è una valutazione molto difficile da fare perché dipende da giostratore a giostratore. Ci possono essere alcuni che in tre giorni sono a posto e non hanno bisogno di niente mentre altri possono sentire più il primo giorno di piazza e tante altre cose. Il mio giudizio è che le prove dovrebbero essere solo due o tre giorni lasciando fare ai giostratori uno o due tiri al massimo. Una simulazione vera e propria e magari lasciare più spazio per cavalli nuovi e per i giovani; poi la formula giusta va trovata anche se credo che la giostra difficilmente cambierà mai perché non vedo esserci la volontà.

Quanto tempo occorre ad una persona con la tua esperienza entrare nei meccanismi e nelle logiche giostresche.

Un po’ di tempo necessità a tutti, la mia esperienze mi ha permesso di capire prima certi movimenti e le conseguenze che ne derivano con la lancia, ostruzione al cavallo e altre cose. 

Ti sei mai pentito di essere entrato nel mondo del saracino?

Sinceramente no. Se parli delle critiche che a volte posso ricevere quello fa parte del mestiere che fai e sono cose che ci possono stare e fanno parte della vita e del lavoro che fai. Devo dire che mi stimola molto, ho sempre avuto la fortuna di lavorare con ragazzi con cui ho creato subito un ottimo feeling e questo mi ha aiutato molto. 

Parlando di Porta Sant’Andrea Enrico Vedovini potrebbe essere prossimo a chiudere la carriera in piazza, Marmorini è giovane “di piazza” come vedi il futuro dei tuoi ragazzi. 

I giovani che sono a Sant’Andrea per me rappresentano uno stimolo grande, far debuttare un giovane in piazza ti da grandi motivazioni nel lavoro che fai quotidianamente.

Sono molti anni che sei in piazza, hai lavorato con tre quartieri, il giostratore più forte in assoluto?

Enrico Vedovini per l’esperienza l’applicazione e la voglia di far bene che ci mette, Enrico è un cavaliere. Gianmaria Scortecci perché è un perfezionista sa andare a cavallo e con il tempo è riuscito a trovare quello che non era riuscito con cavalli non idonei. Elia Cicerchia è una macchina da guerra a livello di giostra, Tommaso Marmorini ha una buona tecnica, Davide Parsi ha tecnica è  molto tenace.

Cosa ti manca da realizzare nel mondo della giostra.

Fare venti (e ride… ndr), ho fatto diciannove a Porta del Foro nel 2016 mi piacerebbe fare venti tra prova generale e giostra. Questo per me è uno stimolo molto forte. Per la persona che sono gli stimoli in questo mondo sono tutto e vado sempre alla ricerca di questo. Nei miei tre anni a Sant’Andrea non sono certo mancati il primo anno abbiamo cambiato il cavallo a Stefano tra la prima e la seconda giostra, il secondo abbiamo cambiato il giostratore e il terzo il cavallo a Enrico. Per me che non vengo da questo mondo gli stimoli sono fondamentali.