In attesa della 142esima edizione della Giostra del Saracino, Correr Giostra ha incontrato i Rettori dei quattro quartieri per fare il punto sul presente e futuro della manifestazione e del rispettivo quartiere. Secondo appuntamento con Ezio Gori, rettore di Porta Santo Spirito, che ringraziamo per la disponibilità.
Ci parli un pò del presente e del futuro del suo quartiere?
“Il presente del quartiere di Santo Spirito è roseo e mi auguro che anche il futuro rimanga altrettanto bello come lo è oggi, io sono fiducioso. I nostri progetti che avevamo messo in programma in passato si sono realizzati tutti: dalle scuderie, alla squadra tecnica, la scommessa fatta con i giostratori giovani, fino ad arrivare ai cavalli da giostra di nostra proprietà. Per il futuro non abbiamo programmato progetti nuovi e importanti, il nostro obiettivo è quello di cercare la stessa continuità che abbiamo oggi sia dal punto di vista tecnico che sotto l’aspetto aggregativo”.
La Giostra moderna, sta evolvendo dall’essere una semplice manifestazione storica, come ci si prepara ad affrontare una Giostra oggi, rispetto al passato?
“Secondo me, e in parte mi sento anche responsabile, abbiamo alzato molto l’asticella. La giostra è diventata una manifestazione che richiede un impegno importante sia per chi fa volontariato sia per le dirigenze e per i giostratori. Un ritorno al passato a questo punto è impossibile pensarlo, però al tempo stesso credo che mantenerla su questi livelli anche in futuro possa diventare anche un problema economico. Preoccupa più questo aspetto rispetto a quello aggregativo perché vedo che c’è tanto amore e tanta passione verso il quartiere”.
La Giostra è ormai alle porte, cosa si aspetta dalle “carriere” del prossimo 4 settembre?
“Mi aspetto di proseguire quel percorso iniziato il 18 giugno, ovvero riportare anche la vittoria a settembre per realizzare un ulteriore cappotto. In questi dieci anni sarebbe il terzo cappotto e credo che sarebbe un evento storico, non solo per Santo Spirito ma per tutta la giostra”.
Le settimane del quartierista ormai da qualche anno la fanno da padrone nel bilancio annuale di ogni quartiere, grazie alla massiccia presenza di giovani soprattutto in corrispondenza di serate che sono diventate veri e propri cult, come giudica questa nuova tendenza di vivere il quartiere?
“Come ho detto per la giostra anche per i pre giostra siamo andati un pochino troppo avanti. Le serate sembrano essere diventate più feste di paese che non festa del quartiere. Mi piacerebbe, e lì credo che ci potrebbero essere le condizioni, poter fare un ritorno al passato e vivere la Settimana del Quartierista come un avvicinamento solo ed esclusivamente volto alla manifestazione. Nella sfortuna della pandemia abbiamo potuto assaggiare questo ritorno al passato eliminando un pò delle serate musicali. Mi ripeto ma in quel periodo mi piacerebbe che si parlasse più di giostra e avere meno feste e musica”.
Nella programmazione di un triennio o anche di una singola annata giostresca, quanto è importante dare continuità al lavoro svolto nel corso degli anni?
“Quando iniziammo il percorso nel 2010 l’obiettivo primario era proprio quello di dare continuità al quartiere. Una giostra la puoi vincere in mille modi ma resta un fatto isolato se non riesci a dare continuità ai risultati. E’ proprio questo l’aspetto più difficile da realizzare. Il nostro obiettivo è sempre stato dare una continuità alle vittorie partendo con un progetto serio lavorando con ragazzi amanti e innamorati di questa manifestazione come sono tutti i nostri giostratori. La soddisfazione più grande è proprio quella di raccogliere i risultati con continuità nel lungo periodo, questa è una cosa che ti fa crescere”.
Ha l’opportunità di proporre pubblicamente a tutto il mondo della Giostra, “svestendo” per una volta il ruolo istituzionale da Rettore che ricopre, consigli, migliorie, idee (cambiando anche ciò che non va), per far crescere e rendere ancora più entusiasmante l’universo giostresco, sia dal punto di vista quartieristico che dal lato tecnico.
“Per far crescere i quartieri e il saracino auspico che in futuro ci siano dirigenze più qualificate. Dico questo, e mi ci metto io per primo, perché secondo me più che andare alla ricerca della persona per ricoprire il ruolo c’è bisogno di trovare persone che siano portatori d’idee e di nuove proposte per la crescita della giostra. Cambiamenti? Ci pensavo proprio in questi giorni mentre guardavo il Palio di Siena, ce ne potrebbero essere molti però se si vuole dare continuità alla manifestazione, per radicarla ancora di più i cambiamenti non sono mai belli perché perdi la ritualità”.