Anche quest’anno l’Associazione Signa Arretii commemora i caduti della Battaglia di Campaldino. Venerdì 11 giugno, in occasione del 732° anniversario, l’Associazione, che riunisce i Fanti del Comune, i Valletti e i Vessilliferi della Giostra del Saracino, ha previsto un ricco programma di iniziative. Come avviene da svariati anni, la commemorazione avrà inizio alle ore 9,00 a Firenze, in via di Ripoli, presso il “Canto degli Aretini”, dove verrà deposta una corona di alloro in memoria dei caduti aretini fatti prigionieri e tradotti a Firenze. La giornata continua subito dopo, alle ore 11, in Casentino, proprio nel luogo dove si tenne il terribile conflitto fra Guelfi e Ghibellini, per poi concludersi, alle ore 18, nella Cattedrale di Arezzo, quando verrà reso omaggio alla tomba del Vescovo Guglielmino Ubertini.
Nonostante il periodo di emergenza sanitaria che stiamo vivendo tutti, l’associazione Signa Arretii, che ha parte attiva all’interno della Giostra del Saracino, ha voluto fortemente organizzare questo evento commemorativo che porta avanti da anni, cercando di coinvolgere le autorità comunali. Difatti alla celebrazione nel Canto degli Aretini, sarà presente una delegazione dell’amministrazione comunale di Firenze, mentre nel luogo della battaglia, interverranno rappresentanti dei Comuni di Poppi e di Arezzo.
Presenzierà alla commemorazione, sia a Firenze che a Campaldino, per la prima volta, anche l’Arciconfraternita di Parte Guelfa di Firenze con una sua rappresentanza storica.
Grande soddisfazione è stata espressa dal neo Presidente dell’associazione Signa Arretii: «l’aver promosso e organizzato un’iniziativa così significativa in un periodo storico critico come quello che stiamo attraversando – afferma Francesco Stocchi – dimostra la serietà della nostra Associazione e il grande impegno profuso da tutti i soci in questi anni per la valorizzazione della tradizione storica e culturale di Arezzo».
Le celebrazioni non si concludono nella sola giornata di venerdì 11 giugno, ma continuano anche domenica 13 giugno, quando alle ore 11 presso la Pieve di Santa Maria sarà officiata una Santa Messa da Don Alvaro Bardelli in memoria dei caduti della Battaglia di Campaldino. A tale cerimonia sarà presente la nostra Associazione, incaricata di animare la funzione religiosa.
In questi otto anni l’associazione non ha mai mancato di adunarsi ai piedi della stele memoriale posta sulla piana di Campaldino né di portare il proprio omaggio su quel simbolico lembo di terra fiorentina che usa chiamarsi ancora ‘Cantone d’Arezzo’. Due luoghi assai distanti fra loro ma parte entrambi di una un’unica storia che ha avuto inizio barbaramente 732 anni fa al momento in cui venne inferto il primo colpo mortale della battaglia di Campaldino e che si è conclusa simbolicamente e spiritualmente esattamente cento anni fa con la costruzione dei due monumenti in memoria di tutti coloro che versarono il sangue sedotti dall’odio fratricida.
Dopo tanti anni da che i due monumenti furono eretti, quando ormai generazioni su generazioni si erano susseguite e il sentimento che aveva animato i loro costruttori si era ormai quasi spento, l’Associazione Signa Arretii ne ha afferrato l’ultima scintilla ed è tornata ad alimentarne la fiamma, con nuovo vigore e nuova consapevolezza ai giorni nostri. Perché Arezzo e Firenze sono come fratello e sorella, a volte come il giorno e la notte, ma pur sempre figlie dilette della nostra stessa madre terra.
E’ nei momenti di crisi che le conquiste di civiltà rischiano di essere ripudiate per dare sfogo al lato peggiore di ognuno di noi. Non contano le centinaia di anni e le divergenze culturali che ci separano da quell’infelice episodio guerresco, conta il valore universale che quella storia può ancora restituirci. Così l’Associazione Signa Arretii ha scelto di farsi portavoce nella contemporaneità di questa storia, mettendone in luce i tanti risvolti: primo, che in quella giornata non a caso chiamata campale, 2 mondi si sono contrapposti, uno dei quali doveva necessariamente soccombere: il mondo feudale e cavalleresco raccolto intorno ad Arezzo contro il mondo mercantile e borghese raccolto intorno a Firenze. Secondo, di quel sabato ricordiamo le 2000 vittime, i tantissimi feriti e prigionieri, il territorio devastato dai conquistatori, i colori di una sofferenza che non ha appartenenza: la battaglia di Campaldino fa davvero parte della nostra storia e costituisce, con la sua brutalità e disumanità, uno dei moniti più attuali ed emblematici a che una guerra tra due città, due civiltà, vicine o lontane che siano, non si faccia mai più.